Il titolo di questo intervento richiama magari un vecchio proverbio, non ricordo; è però assai vero. Leggevo, infatti, di un centro di accoglienza per mamme e figli che hanno subito violenze fisiche e psicologiche dai loro compagni o padri, centro che le aiuta a imparare a riconoscere sofferenze e bisogni dei loro bambini, imparando per prima cosa a comprendere le loro.

Forse questo può portare a chiedersi se non sia la cosa più automatica e naturale del mondo, per una mamma, saper interpretare le emozioni del proprio figlio, leggere dentro di lui, essere in grado di rispondere, se non addirittura prevenire, le sue domande ed esigenze più intime.

Si parla tanto di istinto materno, ma è davvero poi così scontato? Scatta realmente appena ci ritroviamo in braccio il bimbo che tanto abbiamo immaginato durante i lunghi mesi della gravidanza?

A me non è accaduto. Ho imparato a conoscerlo col passare dei giorni e degli anni, sto ancora imparando a conoscerlo nei cambiamenti che la sua crescita comporta, ho acquisito grazie a lui la pazienza, ho capito pian piano come rispettare i suoi tempi, i suoi silenzi, i suoi sfoghi di aggressività e come gestirli.

Di manuali per imparare ad accudire un figlio ce ne sono a bizzeffe, di manuali che ci spieghino come fare le mamme forse non se ne potranno mai scrivere, perché ogni persona è unica, come unico è il rapporto che ci lega ad ogni altro individuo, soprattutto al nostro bambino.

Ma una constatazione può valere come prezioso consiglio: per imparare a conoscere il proprio figlio dobbiamo innanzitutto conoscere con onestà noi stesse e, sempre con onestà, saper riconoscere quanto appartenga realmente al nostro bambino e quanto invece proiettiamo su di lui di noi stesse.