La gelosia per il fratello porta molti bambini a compiere piccoli gesti di rabbia improvvisa rivolti ai più piccoli. Come trovare una soluzione che non preveda solo l’inefficace rimprovero o la punizione?

Da dove nasce l’aggressività tra fratelli?

La maggior parte dei bambini ha difficoltà con le proprie emozioni, specialmente quelle più complesse. Quando nasce un fratello, di solito provano una combinazione tra aggressività e senso di protezione. Questo mix può risultare davvero difficile da gestire, per loro.

La cosa che nessuno pensa è che davanti a questa ambivalenza spesso i fratelli maggiori si sentono in colpa. Gradualmente sviluppano un rapporto, un attaccamento col fratello, ma il loro risentimento per la difficoltà che comporta dividere l’amore e l’esclusività dei genitori cerca frequentemente un’espressione.

Questo li spinge a passare , durante i momenti ludici, dal gioco all’aggressività in un modo repentino, senza che i genitori abbiano il tempo di rendersene conto.

Sembra che stiano giocando tranquillamente, e all’improvviso…

La prevenzione data da un occhio sempre vigile è  la strategia migliore, ma i genitori sono esseri umani, e spesso si stanno semplicemente occupando di altro, o si stanno rilassando un momento, e non si accorgono della crescita dei livelli di rancore da parte del primogenito.

Mettere in punizione, sgridare un bambino per questi episodi, non fa che confermare l’ipotesi ingenua che i genitori non lo amino più come prima dall’arrivo del fratello più piccolo. Ecco perché solitamente le punizioni non risultano efficaci.

Perché lo fa?

In casi come questo è importante innanzitutto chiarire, senza rabbia verso il primogenito, la regola che fare del male a qualcuno non è consentito.
Quello che muove un comportamento aggressivo non è certamente l’intento di far male ad una persona amata, ma la necessità di spingere fuori dei sentimenti altrimenti insopportabili. E’ importante non reprimere questa possibilità di sbarazzarsi di emozioni complesse e incontenibili.

Il secondo passo è quindi aiutare il bambino ad esprimere le proprie emozioni spiacevoli. Spesso semplicemente parlarne, nominarle, aiuta a sciogliere la “corazza” di rabbia di cui il bimbo si veste.

“Ho visto come hai strappato il giocattolo a tuo fratello… devi essere stato molto arrabbiato per portarglielo via in quel modo… Mi dispiace che non ero qui ad aiutarti”.

E’ fondamentale che i primogeniti sappiano che sono apprezzati. I primi tempi sarà necessario ricordarglielo spesso, perché sono convinti di aver perso l’affetto dei genitori per il fatto di vederli accudire assiduamente le tante esigenze del secondogenito.

Aiutiamo i bambini a trovare un modo alternativo di esprimere i loro sentimenti negativi

Solitamente l’ironia è un ottimo modo per discutere di come fare, e cercare alternative aiuta i bambini ad uscire dalla sensazione di sentirsi in colpa per quello che hanno appena fatto.

So che non è facile mantenere la calma quando nostro figlio più piccolo sta piangendo per essere stato colpito, ma è importante in questi momenti respirare profondamente e concentrarci sui sentimenti del primogenito.

Se ci arrabbiamo anche noi, non serve

Non dimentichiamo che la rabbia non è un buon modo di reagire nelle relazioni, e quando ci impegniamo in questo processo stiamo anche mostrando un modo di comportarsi in futuro.

A questo punto potremmo trovare una possibilità che il bimbo “aggressivo” ripari al danno commesso: non suggerendo il modo, ma lasciando che lui stesso lo trovi. Un bimbo che non si sente incolpato solitamente trova spontaneamente il modo di rimediare, costringerlo alle scuse al contrario creerà in lui risentimento.

Sottolineare i momenti in cui il primogenito è buono e generoso lo aiuterà a non percepirsi come sempre “cattivo” o “sbagliato”. E’ la vicinanza dei genitori che farà la differenza, e l’unica cosa che conta in questi momenti è sapere che c’è un genitore che ama tutto di lui, anche quando sbaglia.

E se a colpire sono i più piccoli? Lo vedremo nel prossimo articolo.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta