L’ansia è uno dei vissuti più comuni del nostro tempo: ansie di prestazione, timori per noi stessi, e per i nostri figli. La genitorialità dunque non ne è immune, in molti casi. E’ diffusa ormai la tendenza ad essere genitori iperprotettivi e sempre preoccupati. Da cosa nasce questo vissuto?

Da un lato, ci sono sempre meno figli, e spesso i figli unici sono l’unico oggetto di attenzione e preoccupazione dei genitori; dall’altro, viviamo nell’era dell’incertezza, e facciamo figli sempre più tardi, così che alle nostre precarietà quotidiane si aggiunge il fatto di essere sempre più lontani dalla sana incoscienza giovanile, e dal ricordo della nostra esperienza infantile.

Alla base di ogni paura c’è un presupposto molto sano: la paura è protettiva e genera comportamenti migliori.

In alcuni casi però le paure diventano fobie, e limitano la normale vita di tutti i giorni, compresa quella di relazione.
Questo è un primo ed importante indicatore riguardo alla “gravità” di un comportamento.

Le prime paure di un genitore compaiono durante la gravidanza, e sono del tutto normali, anzi propedeutiche al grande cambiamento in arrivo: mio figlio sarà sano? sarà felice? saprò soddisfare le sue esigenze?

Ogni paura però rispecchia la personalità dei genitori e la qualità del loro legame.
Dopo la nascita, dopo l’incontro concreto e reale col bambino, alcuni di questi timori di dipanano naturalmente, altri invece insorgono.

La fragilità di un neonato può trasmettere grande incertezza, soprattutto quando non si è ancora fatta esperienza delle proprie capacità di accudimento.

L’ansia è l’incapacità di relegare nello sfondo dell’esperienza alcuni particolari o le nostre certezze di base, e questo fa sì che ogni piccolo particolareo vissuto sia in primo piano, rendendo tutto molto caotico e confuso.
Il presupposto primo della vita serena è una fiducia di base che potremmo definire “irrazionale”, ovvero al di fuori di calcoli razionali.

Nel caso della genitorialità iperprotettiva, si unisce a quanto sopra una difficoltà a separarsi dal figlio, e la sfiducia che possa andare nel mondo, in modo autonomo ma adeguato all’età.

La convinzione di essere indispensabili fa sì che un genitore non riesca a lasciare andare un figlio, nelle grandi e nelle piccole cose.

Ma al di là delle generalizzazioni, ogni ansia ha sempre un suo motivo ben preciso, una sua ragion d’essere. E’ per questo che, qualora questa sia eccessiva e/o pervasiva, è necessario chiedere un sostegno terapeutico per affrontare la comprensione di tutte le dinamiche che la sottendono.

Questo sarà utile non solo al genitore ansioso, ma darà libertà e respiro al figlio in crescita, il cui fine ultimo, lo ricordiamo, e l’autonomia. Graduale, guidata, ma fiduciosa.

Letture consigliate:
S. Vegetti Finzi e A.Battistin: A piccoli passi. Oscar Mondadori, Milano
F. Dolto: I bambini hanno bisogno di noi. Oscar Mondadori, Milano
S. Vegetti Finzi e A.Battistin: I bambini sono cambiati. Oscar Mondadori

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

immagine: depressioneansia.blogspot.com