Cominciare a percepire il movimento del feto nell’utero è un momento significativo ed importante per ogni gravidanza. Se da un lato, infatti, segna l’alterità e la differenza tra due corpi così indissolubilmente legati, dall’altro pone le basi per l’identificazione della madre con il proprio bambino.

Sentire qualcosa che è altro da sé ma fa parte di sé: si potrebbe dire che questo vissuto caratterizza l’essere madre, e sarà importante da questo momento in poi anche dopo il parto.

Un sentimento che è tipico della seconda parte della gravidanza è quello che porta la donna a convogliare le sue energie psichiche “verso l’interno”: è un periodo in cui la donna è infatti incline all’ascolto, alla riflessione, all’attenzione verso ciò che accade dentro se stessa.
Ed i cambiamenti, del resto, non sono solo fisici, e sono anche molto importanti.

Anche quando la gestante continua a svolgere le sue normali attività quotidiane, lo fa certamente in modo diverso. Alcune cose diventano meno importanti, il modo in cui ci si applica è differente.

Questo sentimento, spesso disconosciuto o poco valorizzato, è molto importante sia per il legame con il figlio che per la trasformazione dell’identità della donna: sarebbe auspicabile che con adeguati percorsi di preparazione alla nascita e che con uno spazio particolare da dedicare a se stesse, le donne avessero la possibilità di non negare questo cambiamento, e di dargli voce.

Alcune volte sono sufficienti piccoli momenti di attenzioni, di “coccole” da dedicare a se stessa: più facile se si è alla seconda gravidanza, meno se durante la seconda si ha un bimbo più piccolo con le sue esigenze da gestire.
Eppure i corsi di preparazione al parto, i percorsi di coppia, lo yoga per gestanti, e tutto quel tempo che generalmente si dedica a letture del settore o piccoli trattamenti di benessere, sono un toccasana per il corpo e per la mente.

Questo spazio interiore pone le basi per un dialogo soddisfacente col bambino: lui che all’inizio sarà “muto”, renderà necessario comprendere un linguaggio più corporeo e basato su gesti e sensazioni, al quale la futura mamma si allena concentrandosi sui messaggi del proprio corpo e sulla loro decodifica.

Si è più volte accennato che la depressione, il lutto, lo stress, sono fenomeni che, se vissuti dalla mamma in gravidanza, portano malessere anche al bambino.
Attraverso la placenta, infatti, non passano soltanto sostanze nutritive e ossigeno, ma anche percezioni, sensazioni, emozioni.

E’ altrettanto vero, pertanto, che la capacità di rallentare e prendere tempo per se stesse (anche nelle piccole cose) è un gesto importante che ha i suoi benefici anche per il piccolo che deve venire alla luce.

Malgrado la grande capacità di resistenza fisiologica, infatti (grazie alla quale non è così immediato arrecare danno al bambino), il benessere psicologico è strettamente correlato a quello fisico.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: alessandrorfeo.it