In un’analisi sull’incremento del ricorso al taglio cesareo in italia, il Prof. G. Gori (Forlì) ha effettuato un’analisi delle motivazioni relative a questo fenomeno. Nel suo giudizio, ricorrere a questa prassi non è più una scelta valutata caso per caso, ma si ricorre al cesarei anche quando sarebbe evitabile.

Sulle indicazioni del ricorso al taglio cesarei e sui suoi rischi vi rimando ad altre e ormai note letture. Riguardo al tema del parto, invece, vorrei soffermarmi su una riflessione di questo medico e sul suo evidenziare l’impreparazione degli operatori che assistono al parto, soprattutto sul tema della medicalizzazione dello stesso.

L’impreparazione degli operatori, come il professore la definisce, si è accumulata nel tempo a causa di una formazione sempre più carente di alcuni aspetti fondamentali che riguardano il parto. Tra tutti la tendenza sempre più evidente a conoscere bene le tecniche mediche, e poco quelle ostetriche.

Ma un aspetto fondamentale, oggi tristemente concreto nelle realtà ospedaliere in cui si partorisce, è una reale e profonda impreparazione riguardo ai temi emozionali del parto. Secondo il professore, riaddestrare il personale in questa direzione sarebbe un’operazione necessaria, rivoluzionaria, ma estremamente complicata.

Andando oltre una semplicistica accusa nei confronti del personale, appare evidente come gli operatori siano oggi poco sostenuti ad una formazione che vada in questa direzione, ciò va a scapito soprattutto delle donne. Manca del tutto una pianificazione che preveda lo psicologo come figura di riferimento nella preparazione al parto, e il ricorso all’ostetrica come assistente alla nascita.

Eppure, come molte ricerche sottolineano, il contesto perinatale è molto importante per la salute sia della donna che del bambino.
La condizione emotiva della donna influenza fortemente l’equilibrio del bambino e l’andamento del parto.

Tutti coloro che assistono la donna in questo percorso dovrebbero avere una formazione adeguata a questo modello di pensiero, e muoversi nella direzione che considerala vita emotiva della donna come responsabile anche della salute del bambino.

Il compito di tutte le figure di riferimento, sia in ambiente familiare o medico, dovrebbe essere quello di aiutare la donna ad essere felice e sentirsi al sicuro. I medici, al contrario, sono ignari degli stati emotivi della paziente, o del tutto incuranti dei livelli di ansia che loro stessi sono in grado di generare.

Le visite prenatali sono al primo posto tra gli eventi antigeni per la partoriente, e non sono pochi i casi segnalati in cui la visita prenatale ha avuto effetti negativi sull’andamento del parto.