Quando diventiamo genitori tendiamo a pensarci sempre nello stesso modo. E’ così che non sempre capita di adattare la crescita dei nostri ragazzi alla nostra crescita personale. Appare chiaro che tra un bambino molto piccolo, un ragazzo, un adolescente, ci siano enormi differenze, eppure non sempre noi genitori siamo in grado di modulare il nostro ruolo in modo complementare alle loro trasformazioni. Tre “metafore” possono esserci di aiuto.

La psicoterapeuta Linda Herman ha riassunto questo concetto in un esempio illuminante: per essere buoni genitori è necessario sapere assumere, nelle tre età della vita, tre diversi ruoli. Il coreografo, il coach, il consulente.

Quando un bambino è molto piccolo, ha bisogno di un coreografo

Un coreografo, nel significato letterale, è colui che “scrive le danze”. Se sulle prime potrebbe sembrare che in questa fase tale ruolo sia troppo direttivo, non dobbiamo dimenticare di includere la soggettività del bambino in questo processo.

Essere coreografi non significa imporre dall’alto, ma seguire le naturali inclinazioni e le caratteristiche personali del bambino, assumendo il ruolo di chi contiene e dà ordine. Vale la pena di ricordarlo, le regole sono per i bambini molto piccoli un bisogno ed una rassicurazione naturale, che solo in futuro potranno essere messe in discussione e rielaborate in modo soggettivo.

Il coreografo svolge gran parte del suo lavoro accanto agli attori/ballerini, mostrando loro come eseguire qualcosa.

Bastano pochi anni allo sviluppo della personalità di un bambino all’interno delle relazioni.

E’ allora che anche il ruolo genitoriale deve riadattarsi al ruolo di coach

Il coach, genericamente inteso, è un accompagnatore, qualcuno che all’interno di un processo formativo segue il processo di apprendimento.

Il coach è colui che conosce e padroneggia le regole, le metodologie, le tecniche, e le suggerisce in base alle caratteristiche delle persone in azione. Il suo posto non è “sulla scena”, a mostrare i passi ai ballerini, ma a bordo campo, fornendo istruzioni per la riuscita di un progetto.

E’ sufficiente entrare nella larga fase dell’adolescenza perché sia necessario per il genitore un graduale cambiamento verso il ruolo di consulente

Il nostro compito diventa quello di indietreggiare progressivamente, e di agire solo se interpellati. Che si tratti di giovani-adulti che ancora vivono ancora in casa con noi o di figli che hanno già lasciato la famiglia di origine, ai genitori spetta crescere all’interno di questo ruolo.

In questa fase il ruolo del genitore è quello di Esperto, ma non è raro trovare figli che si lamentano del fatto di essere trattati come bambini, e di genitori che pensano di dover impartire delle regole da una posizione “troppo ravvicinata”.

Si muove sempre a fin di bene, nell’idea che le regole servano loro a crescere, ma esiste un periodo della vita in cui lavorare su questo aspetto, ed un altro in cui è necessario riadattarci alla fase in cui ci troviamo.

Se abbiamo agito bene, non sarà necessario “calcare la scena” o “impartire istruzioni”, al di là del momento opportuno – per i nostri figli – in cui questo deve avvenire.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta