Quanto tempo passato al telefono per cercare di prenotare una visita dal pediatra, dal dentista, dal dermatologo, dall’ortopedico, per una vaccinazione, un controllo, un certificato, una visita all’orario “giusto” tra gli impegni scolastici ed extrascolastici dei nostri figli e le nostre esigenze lavorative. In questi casi riusciamo sempre a trovare l’incastro impossibile… ma noi mamme siamo abituate a fare i miracoli, mille piccoli miracoli ogni giorno…

…tra nonne col corso di ginnastica dolce, baby-sitter bloccate all’ultimo momento dallo sciopero di mezzi, e mariti ad una improrogabile – non programmata – riunione col capo.

Meno disponibili siamo, invece, quando si tratta di altri disagi dei nostri bambini, che non siano il dente cariato, il piedino che poggia storto, l’eritema dell’ultima ora. Non sempre infatti siamo così puntuali anche nel cogliere un problema nell’apprendimento, una disfunzione del linguaggio, un’aggressività non contenibile, una difficoltà nel relazionarsi con gli altri, una “vivacità” fuori dal comune. In questi casi, confrontandomi spesso con altre mamme, risulta invece che questi problemi facciamo più fatica a vederli, o meglio, non vogliamo vederli.

La risposta probabilmente sta nel fatto che nel contesto di questi disagi e nella loro soluzione a doverci mettere in gico siamo noi genitori, coi nostri limiti, le nostre risorse, le modalità con le quali riteniamo giusto rapportarci ed educare nostro figlio. E la voglia, il coraggio di metterci in gioco spesso non la troviamo, preferiamo ridurre ogni problema a qualche manifestazione fisica, che non ci obblighi a guardare in noi stessi e a mettere in discussione le nostre idee, convinzioni.

Non dico che nostro figlio, da grande, non ci ringrazierà per il buon plantare, apparecchio ortodontico, eccetera, eccetera, con cui lo abbiamo aiutato, ma probabilmente il suo grazie più grande potrà venire solo dall’aver colto le sue dinamiche più profonde, e per questo più importanti nello sviluppo della sua personalità.