Tiziana voleva sempre che studiassimo assieme.

Io nicchiavo: il mio metodo di studio era scrupoloso e pedante, il suo cialtrone e confusionario. Inoltre, la mia amica aveva l’irritante abitudine di infarcire le frasi con  “cioè” e “praticamente”  e lasciava il discorso aperto aspettando che fossero gli altri a trarre le conclusioni.

Tiziana era una ragazzina strana e l’anedottica su di lei vastissima.

Qualche piccolo aneddoto…

Come quella volta che, durante una conversazione telefonica, non la smetteva di aspirare rumorosamente. “Tiziana, ma che stai facendo?” Le chiesi infine irritata “Sto annusando” rispose lei  tranquilla dall’altro capo del telefono “Sento odore si sugo. Per caso stai cucinando il sugo?”

Tiziana era solita cifotofonarmi quando passava dalle parti di casa mia. “Posso salire da te per lavarmi i piedi?” chiedeva “Sai, ho camminato a lungo con le scarpette di gomma e ho questa urgenza”.  Così presi l’abitudine di farle trovare un set di asciugamani dedicato ai suoi pediluvi.

Tiziana una sera tornò a casa e trovò il letto pieno di borse e cappotti appartenenti agli ospiti dei genitori, che avevano riposto lì le proprie cose per cenare  nella mansarda  all’ultimo piano. La ragazza tolse la roba dal letto, chiuse a chiave la porta dell’appartamento e si mise a dormire. A nulla valsero campanelli, telefonate e pugni alla porta per svegliarla.

La mattina successiva, una Tiziana insonnolita aprì la porta alla madre e agli ospiti furibondi, costretti a passare la notte in mansarda. “Ma cosa hai pensato quando hai visto il letto pieno di borse e cappotti?” le chiese la donna fuori dalla grazia di Dio. “Niente” rispose lei trasecolando “cosa avrei dovuto pensare?”

Tiziana faceva amicizia con tutti, anche con quelli che ne avrebbero volentieri fatto a meno. Una volta la vidi tentare l’approccio con un adolescente biondo e malmostoso che, come noi, era in viaggio in pullman verso Roma.

“Studi?” chiese Tiziana alla creatura efebica che le sedeva affianco.

“Si” rispose quella guardando altrove.

“Ah. E cosa?” insisteva Tiziana.

“Informatica”

“Ah. E sei programmatore o programmatrice?”

La rivincita di Tiziana

Nonostante le premesse, alla maturità Tiziana prese un voto più alto del mio.

Si laureò un anno prima di me e me la ritrovai davanti alla sessione d’esame di Diritto del lavoro – l’ultimo, il più temuto – come assistente. Risposi incredula alle domande che mi poneva e alla fine la sentii suggerire al professore: “la promuova, è una ragazza intelligente”.

Tiziana non si è mai sposata e non ha avuto figli. L’ho incontrata di recente, scoprendo che è rimasta la stessa svampita e dolcissima party girl della mia adolescenza.

“Quando tutte avete iniziato a mettere su famiglia, mi sono sentita sola e ho sofferto moltissimo” ha confessato. “Ho dovuto lavorare molto su me stessa ed essere molto sincera su ciò che avrei voluto dalla mia vita per definire nuovi obiettivi. Così sono riuscita ad ammettere che, in realtà, una famiglia con bambini e sempre la stessa pancia affianco nel letto non faceva per me. Ora ho una carriera di alto livello e lavoro con Emergency, viaggiando in località che non avrei scoperto né capito altrimenti. La mia vita è esattamente quella che avrei voluto e anche qualcosa di più”.

Quindi forse ero io a non aver capito  la mia amica tra le nuvole.

E io?
Io arranco. Ho tradito tante aspettative che erano state riposte su di me e della mia strepitosa partenza nella vita adulta rimane ben poco.  E adesso che sono io ad essere in difficoltà, a chi pensate che abbia chiesto aiuto?