La donna seguita dall’ostetrica, in assenza di complicazioni cliniche, ha una maggiore probabilità di partorire con parto naturale, e di scegliere volontariamente questa modalità di parto. Le motivazioni possono essere diverse, ma alla base vi è un trend, sottolineato da diverse ricerche psico-sociali, che differenzia l’approccio medico da quello ostetrico.

Come risulta dalle ricerche effettuate, i medici tendono ad evidenziare i rischi sia della gravidanza che del parto. Ricordiamo che in alcuni paesi del nord europa l’intervento del medico è previsto soltanto nel caso in cui insorgano complicazioni, o ci siano rischi per la salute della madre o del bambino.

Nel giudizio dell’ostetrica, invece, il parto fisiologico è un evento naturale, e va affrontato secondo quest’ottica, puntando sulle risorse della partoriente e sulla sua capacità di portare a termine “il compito” anche se adeguatamente sostenuta e accompagnata.
Per contro, sempre nelle stesse ricerche, si evidenzia come non sempre sia rapido per loro valutare quando un parto evolve da fisiologico a problematico.

La scelta tra queste due figure in Italia è molto difficile: non esiste una cultura che consenta l’effettiva valutazione delle due alternative, e per molte donne è più rassicurante affidarsi totalmente nelle mani di una persona che prenda decisioni sulla gravidanza e sul parto.

Senza alcuna valutazione in merito, indubbiamente in tale scelta confluiscono le caratteristiche di personalità della donna, e molti elementi che riguardano le modalità con cui si è rimasta incinta, il momento di vita che si attraversa, le aspettative rispetto alla gravidanza e all’arrivo del figlio. Ci sono donne che hanno bisogno di demandare ad altri, e donne che vogliono essere padrone di loro stesse.

I racconti di quel che accade nelle sale parto sono moltissimi: di come avviene lo “scambio” tra ostetrica e ginecologo, di quale delle due figure sia stata più importante al momento di partorire, a chi ci si è affidate più facilmente e quale competenza sia stata più utile. Non se ne può fare una regola: le ricerche possono semplicemente sottolineare una tendenza descritta per vie generali.

La cosa più importante da considerare è che in un momento talmente delicato  come quello del parto (che per le sue caratteristiche deve necessariamente differenziarsi dall’assistenza alla gravidanza), la relazione con l’altro è fondamentale. E chi ci assiste ha le sue caratteristiche, esercita la sua influenza su di noi, è innanzitutto una persona, a prescindere dal ruolo che riveste.

Il modo in cui la partoriente arriva al momento del parto è altrettanto importante: ci si può preparare (anche se mai del tutto) al parto, tenendo ugualmente presente che le contingenze del momento possono determinare una situazione più o meno prevedibile, soprattutto per quel che riguardo il nostro stato d’animo.

E’ importante quindi scegliere quello che riteniamo essere il modo migliore per noi per affrontare questo momento importante, ed affrontare con chiarezza le scelte che ci è possibile fare sulle modalità del nostro parto.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: cdosrl.it