Sono poche le donne che oggi si avvicinano al momento del parto, soprattutto se primipare, senza aver fatto un’esperienza di corso di preparazione al parto.
Ormai da decenni in Italia godiamo di una buona esperienza di alcuni modelli applicati che favoriscono la gestione autonoma e non medicalizzata del travaglio e del parto.

Alcuni metodi si concentrano prevalentemente su tecniche di rilassamento, che sicuramente influiscono positivamente sulla gestione del dolore.
Ciò che manca, tuttavia, ancora oggi, è l’attenzione ai vissuti di questa esperienza, che sono poi quelli che determinano il comportamento e le sensazioni non solo al momento ma anche dopo il parto.

 

L’attenzione alle dinamiche emotive, al contrario, permette alla donna di concludere l’esperienza con l’aver elaborato degli strumenti che diventano per lei risorsa nel tempo. Un‘occasione di apprendere, insomma, che rimane altrimenti inutilizzata e non elaborata.

 

Abbiamo più volte fatto riferimento a cosa significa “partorire bene”, ovvero con la sensazione di aver soddisfatto i propri bisogni (anche psicologici) e di uscire dall’esperienza con una sensazione di crescita e arricchimento personale.

 

La soddisfazione riferita dalle donne, spesso a molto tempo di distanza dall’evento del parto (per il quale è necessaria una lunga e complessa rielaborazione), si lega proprio a quegli elementi vissuti in quel momento e che sono diventati un’opportunità di crescita e di ampliamento delle proprie capacità.

 

Mettere al mondo un figlio può essere un evento vissuto con grande senso di efficacia.
Al contrario gli stessi eventi, vissuti desensibilizzando la percezione che riguarda proprio la sfera emotiva, possono essere un’occasione di chiusura e di percezione di inadeguatezza o fallimento.

 

Questa attenzione non implica necessariamente una preparazione “teorica” sugli aspetti relativi al parto (quella che al contrario è spesso presente nei corsi di preparazione), né una comprensione di tipo tematico e cognitivo sulle dinamiche.

 

La possibilità di vivere in modo consapevole la propria capacità di “spingere fuori” il bambino e di “darlo alla luce”, permette alla donna di percepire la propria forza e la propria efficacia.

 

Acquisire dunque la capacità perché questo evento, portatore di gioia e dolore, si completi con spontaneità e armonia (psichica e fisica) significa anche imparare una capacità, un’arte, che è quella di prendersi cura e acquisire un ruolo, quello di madre.

 

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

 

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