Inside Out: un film per insegnare ai bambini, e per far pensare gli adulti

Un film per tutti, che parla di emozioni: vedrete, ad esempio, come si collegano ai ricordi (nel film rappresentati come biglie del colore dell’emozione corrispondente), come vengono classificate le cose da ricordare e come selezionate quelle da dimenticare. E si mostra come le emozioni non sono identiche in ognuno di noi: stessi nomi, caratteristiche e sfumature “di comportamento” diverse.

I cinque personaggi che impersonano le emozioni nella mente della protagonista sono Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia.

Inside Out: perché è un film da vedere insieme ai bambini

  • Le emozioni hanno sempre una valenza positiva

La prima cosa che mi piace è che queste emozioni hanno sempre una valenza positiva: tutte, per quanto comunemente si pensi che siano inutili e che se ne vorrebbe fare a meno, sono importanti nella vita di una persona. Le emozioni guidano la nostra percezione del mondo, i nostri ricordi, i nostri giudizi su giusto e sbagliato, e ci consentono di avere una risposta efficace a quello che sta accadendo nell’ambiente. Ad esempio, essere arrabbiati ci permette di essere profondamente connessi con ciò che di ingiusto sta accadendo e ci permette di rimediare. Essere spaventati ci avvisa di fare più attenzione. Messaggio chiarissimo nel caso di Disgusto, che “protegge Riley dall’avvelenamento fisico e sociale”.

  • Gioia e Tristezza sono legate l’una all’altra

Forte e coraggioso il messaggio sul personaggio di Tristezza. Tristezza è un’emozione pesante, lenta, di cui non si comprende bene l’esistenza per la maggior parte della storia (Riley, del resto, è una bambina, e i bambini non comprendono bene perché è “necessario” che esistano sentimenti negativi). In modo apparentemente paradossale Gioia e Tristezza sono legate l’una all’altra. In gergo tecnico si direbbe che sono “polari”, ovvero che si contrappongono come se fossero i due estremi di una linea che rappresenta la continuità dell’esperienza. Sappiamo bene, infatti, che senza gioia non esisterebbe tristezza, senza tristezza non esisterebbe la gioia (e così per molte altre cose della vita). La salute di ogni individuo passa dalla flessibilità con cui siamo capaci di sperimentare tutta la gamma delle esperienze di questa “linea”.

Diventa allora facile intuire che lo scopo di Gioia (archiviare per ogni giorno della vita di Riley solo ricordi felici) che sembrava così apprezzabile all’inizio, nella vita reale risulta impossibile da realizzarsiCome giudichereste, infatti, le persone che sono “sempre e soltanto” felici? Inopportune. Anche un po’ matte, se vogliamo. Nessuno è SEMPRE euforico e gioioso. Gioia se ne rende presto conto.

Piccole anticipazioni nella trama ci vanno mostrando come a volte le persone hanno bisogno di piangere per sentirsi sollevate. Che dare voce alla Tristezza è un modo per riequilibrare le cose. Le emozioni non sono elementi di disturbo, ma “si organizzano” per farci comprendere i cambiamenti che avvengono nella nostra vita.

  • La potenza del messaggio: mai soffocare le emozioni

La mamma di Riley, proprio come accadrebbe a ciascuno di noi genitori, si trova involontariamente a darle un messaggio sbagliato: le chiede di soffocare la tristezza per mostrare la sua capacità di ridere. Mettere a tacere le emozioni crea un “black-out emotivo” per il quale Riley diventa insensibile a tutto, incapace di provare paura, tristezza,rabbia, e per questo di prendere decisioni sconsiderate.

È sul finale che Gioia tiene tra le mani un “ricordo felice” e scopre che ha un “lato posteriore”: dall’altro lato c’è un ricordo triste. Ed è proprio perché Riley ha provato tristezza che ha potuto sperimentare qualcosa di importante, l’affetto e la consolazione dei suoi genitori. A questo punto Tristezza può rimettere a posto le cose, fare esplodere Riley in un pianto liberatorio che le farà trovare l’abbraccio dei suoi genitori e provare un conforto amorevole e gioioso. Da questo nascerà un “ricordo” che non sarà più di un solo colore, ma dalle bellissime striature bitonali. E da allora in poi molti ricordi di Riley saranno policromatici.

  • La scelta della protagonista

Qualcuno potrebbe chiedersi perché hanno scelto come protagonista una ragazzina di 11 anni: sappiamo che la pre-adolescenza è un periodo molto complesso dello sviluppo, soprattutto nelle ragazze, ed è scientificamente provato che il passaggio da emozioni prevalentemente positive a negative è, in generale, abbastanza repentino. Ecco quello che succede a Riley: a partire da alcuni eventi scatenanti della sua vita familiare tra le sue emozioni si crea un certo “subbuglio”.

Se pensate che vi abbia svelato troppo vi sbagliate: troppe cose sono impossibili da rendere con le parole e vi meraviglieranno. Ciascuno di voi, con le sue emozioni!, ne coglierà sfumature diverse.

Il film va visto, vissuto, assaporato.

Va gustato per la sua capacità di farvi ridere e di farvi piangere.
Per la sua ironia e per la sua profondità.
Per la sua capacità di rendere concreti concetti e teorie complessi e astratti.

Buona visione!