La genitorialità è un progetto, anche se non sempre così sembra: ci sono gravidanze inaspettate, non programmate, altre che sembrano miracoli perché avvengono in condizioni impensate.
Ma qualsiasi siano le condizioni del concepimento, la gravidanza avvia (consapevolmente o meno) una progettualità basata su una nuova organizzazione della nostra vita.

Definire la genitorialità “un progetto” rende l’idea essere capaci di pensare al futuro e al cambiamento, con tutti i dubbi e le paure ad esso correlato, ma sicuramente in un’ottica pro-attiva. E’ vero sia dal punto di vista pratico, rispetto a tutto ciò che è necessario per accogliere un neonato, sia dal punto di vista psicologico, rispetto alle trasformazioni che la genitorialità porta nella nostra identità.
L’arrivo di un bambino stravolge un po’ il nostro modo di percepirci, i ruoli costruiti in una vita, ci porta ad essere da figli a genitori. A questo, diciamolo sinceramente, non si è mai pronti.

Nonostante le condizioni intorno possano essere create nel modo migliore possibile, l’esperienza diretta si rivela sempre un po’ diversa dalle aspettative.
In alcuni casi può essere migliore, in altri peggiore, ad ogni modo non è mai esattamente come nelle nostre fantasie.

E ciò avviene per un motivo molto importante: la nascita di un bambino è l’inizio di una nuova relazione, con una persona immaginata, ma mai incontrata, fino al momento del parto.

Ed in realtà è una relazione che si costruisce gradualmente, abituandosi reciprocamente a conoscersi: man mano che il bambino cresce, e arricchisce le sue competenze relazionali.

Tutto questo sottolinea la necessità di non essere soli davanti ad un compito così importante sia per la propria crescita, sia per quella dei propri figli. E’ fondamentale condividere questo progetto su più livelli: sul piano della relazione di coppia, su quello della condivisione emotiva e affettiva, e sul piano della psico-profilassi (medica e sociale).

Il sostegno ai neo-genitori, infatti, soprattutto nelle prime fasi, è molto importante, sia sul piano pratico che su quello emotivo. Questo perché si tratta di un’esperienza variegata e ricca di vissuti contrastanti, non tutti positivi, non tutti negativi.

Le paure comprensibili davanti a tali grandi novità rendono spesso entrambi i genitori confusi e disorientati. Per questo motivo è importante un supporto competente ed adeguato, che punti soprattutto alla condivisione delle esperienze.

Più facilmente di quanto si immagina, infatti, le contraddizioni, le fatiche, che conseguono alla nascita di un figlio, sono le stesse che molte altre coppie sperimentano. Questa sensazione crea legittimità ai vissuti, e ci fa percepire meno soli, meno “alieni”, ci aiuta a scoprire come altri “ce l’hanno fatta”.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

http://l.pr/a4dobf/www.icoloridellatenerezza.it