Non è il cane il migliore amico dell’uomo. È il pidocchio.
Peccato che la cosa non sia reciproca.

Con tre figli di tre età diverse – ma tutti scolarizzati – vanto un’esperienza più che decennale sul tema. Tutto ebbe inizio quella volta che mia figlia, all’epoca seienne, chiese che le controllassi il collo ché aveva tanto prurito.
– “È perché c’è vita intelligente sulla tua testa”
– “Grazie, mamma!”
– “No, non hai capito…”

Quel giorno fu l’inizio di anni in cui la testa della mia primogenita si rivelò sempre infestata. Sempre.
Non è un’iperbole, funzionava così: il venerdì le spalmavo i capelli di petrolio, lavavo gli arredi tessili a 90°, disinfettavo il resto col vapore. Tre giorni dopo la bambina tornava a scuola e si ricominciava daccapo.

“La colpa è della riunione delle classi, quando riuniamo tutti i bambini in palestra” spiegavano le insegnanti “Basta che uno solo di loro sia infestato perché i pidocchi si propaghino ovunque”

“Che precauzione adottate?” chiedevo loro disperata

“Gli diciamo: tenete le teste lontane!”

A ogni modo, dopo aver bruciato la cute della bambina con trattamenti chimici ripetuti e distrutto gli arredi tessili, l’allarme pidocchi cessò. Accadde quando la fanciulla entrò nell’adolescenza convertendosi alla piastra per capelli. È solo una mia idea, ma credo che la piastra abbia trasformato le eventuali uova rimaste in frittatine e questo sia stato utile a debellare definitivamente il problema. Seguirono anni di pace e nuovi arredi.

Quando venerdì scorso Davide mi ha riportato da scuola l’avviso che informava che “si sono verificati casi di pediculosi”, quasi mi scioglievo in lacrime dalla nostalgia.

Ed ecco che – sorpresa! – ho scoperto che in dieci anni il mondo si era evoluto e la lotta ai pidocchi poteva far affidamento su nuove, sorprendenti armi.

Nuove sorprendenti armi per la lotta ai pidocchi

Basta con i preparati chimici

Innanzitutto, i prodotti. I preparati chimici che bruciavano la cute sono stati sostituiti con soluzioni efficaci, delicate, discrete (in passato avevo sviluppato la capacità di individuare la persona sottoposta a trattamento dal profumo che emanavano i suoi capelli), in grado di offrire prevenzione senza l’effetto collaterale del capello unticcio.

Arredi tessili salvi

Poi, gli arredi tessili. Dicono dalla regia che il sacrificio del mio copridivano sia stato inutile, ché i pidocchi sopravvivono solo poche ore senza una testa da cui attingere il nutrimento. È una di quelle cose che mi sarebbe piaciuto sapere prima, godete dell’informazione almeno voi.

Un efficace rimedio meccanico

Ancora, i rimedi meccanici. I pidocchi hanno la seccante abitudine di palesarsi di domenica sera, quando scoprite di non aver sottomano un trattamento specifico. Fate così:

  • chiedete al bambino di rovesciare la testa in avanti (magari inginocchiato davanti alla vasca da bagno)
  • pettinategli i capelli col pettinino specifico dando il phon alla massima potenza così che cada il maggior numero di pidocchi
  • coprite la testa del bambino di balsamo (li soffocherà)
  • impacchettatela col cellophane
  • lasciate a riposo per un paio d’ore
  • lavate e risciacquate con aceto caldo.

A mali estremi…

Continuando, la ASL. Nel caso le infestazioni siano ripetute, può essere una buona idea avvisare l’unità sanitaria locale con lettera raccomandata e chiedere un intervento. Io lo feci quando l’esasperazione per le continue infestazioni superò la mia capacità di sopportazione. Alla terza raccomandata vennero inviati due operatori in guanti di gomma per controllare la testa di ogni bambino e suggerire una quarantena di tre giorni per quelle infestate.
“C’erano altri bambini oltre a te con i pidocchi?” Chiesi allora a mia figlia.
“No, nessuno” rispose lei gettandomi nella prostrazione. “Nessuno a parte Giulia, Francesco, Simone, Davide, Valeria, Jasmina, Alessandro…”

Infine, l’età. I pidocchi – non si sa perché – in adolescenza scompaiono, anche se non si è muniti di piastra lisciante, dunque non rimane che aspettare che i bambini crescano. Certo, a quel punto sarete anche molto più vecchi. Ma pazienza.