I bambini, nella seconda infanzia,  verso i tre e quattro anni possono manifestare atteggiamenti di noia! Ebbene sì, anche i bambini possono annoiarsi. Di fronte a ciò nel genitore può nascere una sensazione di impotenza e di interrogazione:

che cosa può voler dire la noia nei bambini? Che cosa si può fare quando i bambini si annoiano?  Che cosa si nasconde dietro questa chiara dichiarazione?

Interrogazioni importanti se si vuole imparare a leggere i comportamenti dei bambini le loro dichiarazioni come messaggi da interpretare per poter meglio conoscere e quindi aiutare i piccoli a vincere la sensazione di “noia”.Sensazione, nuova e difficile da gestire anche per loro.

La lettura tra le righe della dichiarazione dei bambini porta a chiedersi quale significato possa nascondere. I  giocattoli riposti nella cameretta possono non essere più al centro della loro attenzione e così i bambini vagano alla ricerca di un qualcosa che non sanno neanche loro cosa possa essere…ebbene, gli esperti parlano di ricerca di coccole. Ecco che in questo caso, la noia può avere un significato affettivo molto particolare: i bambini sentono di essere in “riserva” di coccole, hanno così bisogno di una ricarica per ritrovare interesse per il gioco.

Noia, quindi come senso di solitudine. Come riempiere questo  senso di vuoto? Stare un po’ in braccio, sentirsi abbracciati senza fretta mentre si legge una storia, o preparare una torta da mangiare quando il papà torna dal lavoro può aiutarli, sempre secondo gli esperti, a rafforzare la loro sicurezza, a non sentirsi soli, nutrendo il loro bisogno di energia affettiva e aprendoli con entusiasmo verso i giochi dimenticati nel cassetto.

Può succedere che le coccole non bastino e quindi occorre leggere la noia come la difficoltà a usare l’immaginazione, come la poca fiducia nella proprie possibilità di fantasticare. Certo, occorre accompagnarli nel momento frustrante del “non sapere che cosa si potrà creare” dando loro sempre fiducia e positività. Verrebbe così sciolta la noia nata, secondo gli esperti, come difesa psicologica contro l’ansia dell’attesa del pensiero o dell’atto creativo.

Si è propensi a riempire ogni istante dei piccoli con impegni, attività extrascolastiche e extrafamiliari. Proprio per paura della “noia”. Ma perché non accettare anche gli spazi vuoti?Se anche i genitori imparassero a tollerare questi  spazi “bianchi” valorizzando il silenzio come incontro con se stessi, potrebbero trasmettere con naturalezza  ai piccoli, come, anche il dolce far niente, possa servire a crescere, a rilassarsi  ed a entrare in sintonia con se stessi.

Immagine: Clipar