Il mifepristone, principio attivo della pillola Ru486, è un ormone steroideo che blocca l’azione dei recettori progestinici, inibendo lo sviluppo dell’embrione e determinando un’interruzione di gravidanza, senza necessità di intervento chirurgico né di ospedalizzazione. Causa un minore trauma fisico e psicologico, e costa molto meno al servizio sanitario, può essere utilizzato precocemente, già nelle prime sei settimane di gravidanza, non ha i rischi dell’interruzione volontaria di gravidanza tradizionale, effettuata tramite aspirazione (traumi dell’utero e del collo dell’utero, possibilità di gravidanza extra-uterina, sterilità). Tuttavia, renderebbe l’aborto troppo semplice, a detta dei suoi oppositori: per questa ragione il suo utilizzo è ammesso in tutta l’Unione europea, ad eccezione di Italia (in parte), Irlanda, Portogallo.

Nei paesi dove da anni la pillola è in commercio non si è verificato un aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza, come si potrebbe temere, ma solo una tendenza a intervenire precocemente, con minori rischi per la salute della donna.

In Francia, dove è sul mercato fin dal 1988, la pilola Ru486 viene somministrata in combinazione con prostaglandine, che, stimolando le contrazioni uterine, favoriscono l’eliminazione di mucosa ed embrione.

In Italia a partire dal 2005 sono state avviate sperimentazioni presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, in Liguria, in Toscana, in Emilia Romagna, in Puglia e infine a Milano, all’ospedale Buzzi, dove però viene somministrato metotressato – un farmaco antitumorale – al posto della Ru486.

Sia a Milano che a Torino la magistratura ha avviato indagini ipotizzando una violazione della legge 194. A Milano l’indagine si è conclusa con l’archiviazione, mentre a Torino nel settembre 2006 lo studio è stato sospeso.

Non esiste un’azienda disposta a commercializzare la pillola, ma in base a un decreto del 1997 gli ospedali possono importare singole confezioni di farmaci non registrati, purché ritenuti indispensabili per la salute dei pazienti, il cui nome va indicato sul modulo d’ordine.

Quindi, come spesso capita, in Italia si concede una procedura vietandola, o la si vieta concedendola, con qualche gabola.

E inoltre, così come sta succedendo per ovviare al problema delle limitazioni imposte dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, molte donne preferiscono andare all’estero, dove la pillola Ru 486 viene prescritta senza alcun problema: in Francia, e ora anche in Svizzera. Lontano da casa, ma non troppo, dove non si rischia di essere riconosciute, ma soprattutto dove non vengono fatte molte domande e dove non ci sono tempi di attesa. Oltre le sette settimane di gravidanza, infatti, la pillola Ru486 non può più essere assunta ed è necessaria l’aspirazione.

Io credo che la scelta di interrompere una gravidanza vada rispettata, tutelata e garantita anche tramite la somministrazione della pillola Ru486. Per la donna si tratta comunque di un enorme trauma, in genere, e non vedo la necessità di complicare ulteriormente la situazione, effettuando una procedura invasiva e non priva di rischi come quella dell’aspirazione. Tanto più che è insensato vietare l’utilizzo di un farmaco che l’EMEA (Ente europeo per il controllo sui farmaci) ha approvato nel 2007 e che è in commercio da anni in quasi tutta l’Unione europea. Voi cosa ne pensate?

Immagine: www.politikos.it

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