La varicella è una malattia esantematica tipica dell’infanzia, tuttavia colpisce anche gli adulti, nei quali i suoi normali effetti sono amplificati, senza però essere dannosi. Sono infatti pochi i casi davvero a rischio, tra questi le donne in gravidanza.

Nei soggetti adulti con un buono stato di salute la varicella non ha particolari effetti collaterali, se non provocare sensazioni più fastidiose: fratelli o sorelle alle scuole superiori, o genitori e nonni che ancora erano scampati al virus possono confermare che con la varicella da grandi si sta proprio male.

La varicella è sempre la stessa…

La malattia segue il suo corso normale, che vi abbiamo già spiegato nel nostro post su questa malattia esantematica fra le più contagiose. Dopo 2-3 settimane di incubazione, compaiono delle papule, puntini rossi a prima vista senza significato, piuttosto simili a dei brufoletti; nel giro di pochi giorni le papule si evolvono in vescicole, ora ben diverse da un normale brufolo o dalla puntura di un insetto, perché gonfie e visibilmente piene di liquido, come una vescica, ma più dura e più compatta, cerchiata di rosso.

Alla comparsa delle vescicole, che esplodono del tutto nel giro di tre giorni, può associarsi febbre di diversa entità (c’è chi non l’ha avuta per nulla e a chi è salita a 39 gradi) per 2-3 giorni, il caratteristico prurito, nervosismo generale, stanchezza, inappetenza, fatica a dormire. È questa la fase più contagiosa, quella in cui bisogna isolarsi e non bisogna lavarsi, né grattarsi, fin quando le vescicole non si sono seccate, perdendo il liquido interno infetto. Tutto questo dura 7-10 giorni.

… Ma si sopporta peggio!

La varicella provoca malessere e insofferenza nei bambini, figuriamoci negli adulti che rispondono in modo più “rigido” alla malattia: si sa che i bambini possono saltare tutto il pomeriggio come se non avessero nulla e un attimo dopo avere la febbre a 40! Il corpo dei grandi invece ha bisogno di più energia per funzionare bene, e questa è una caratteristica inversamente proporzionale all’età: più si cresce e meno se ne ha. Anche la pelle non è più morbida ed elastica come quella dei piccoli e risente di più dell’eruzione cutanea, rischiando maggiormente di restare segnata.

Complicanze e conseguenze in adulti sani

Le complicazioni della varicella negli adulti sono superinfezione batterica delle lesioni cutanee, trombocitopenia, artrite, epatite, atassia cerebellare, encefalite, polmonite e glomerulonefrite. Tra gli adulti la complicanza più comune è la polmonite.

Il virus, inoltre, non viene espulso dal nostro organismo, ma rimane latente per tutta la vita, dando luogo a due complicanze: herpes labiale e herpes zoster, cioè Fuoco di Sant’Antonio, che può comparire nel 10-20% dei casi e dopo i 50 anni.

Il problema minore è di ritrovarsi qualche segno sulla pelle.

Chi rischia?

Immunodepressi

Sono le persone che hanno scarse difese immunitarie, per qualsiasi motivo, quelli in cui la varicella può avere conseguenze più gravi. In caso di epidemia di varicella, gli immunodepressi devono isolarsi ed evitare il contagio, che avviene come per l’influenza. Il rischio è che la varicella diventi emorragica, facendo sanguinare le vescicole, e comprometta gli organi interni, debilitando fortemente l’individuo, con tutte le conseguenze del caso.

Donne in gravidanza

Rare, ma gravi le complicazioni cui va incontro una donna che contrae varicella nei primi mesi di gestazione, in particolare fra la tredicesima e la ventesima settimana, cioè l’inizio del quarto mese: il virus passa al feto, causando una embriopatia (sindrome della varicella congenita). Dopo la ventesima settimana, si parla di varicella asintomatica che può causare fuoco di Sant’Antonio nei primi anni di vita.

Più pericolosa è se presa da cinque giorni prima a due giorni dopo il parto: se il virus penetra negli organi del bambino, può comprometterne la funzionalità, e se addirittura passa al bambino attraverso la placenta può manifestarsi nelle prime ore di vita, quelle in cui il sistema immunitario del neonato è ancora fragile e inadatto a rispondere a una malattia così aggressiva, con una mortalità del 30%.

I rimedi

Una volta presa, la varicella va trattata in modo sintomatico: talco mentolato e antistaminico per attenuare il prurito, lozioni a base di ossido di zinco per fare seccare le vescicole, antipiretico per la febbre. L’antivirale e il vaccino si usano in casi specifici.

L’antivirale

Un antivirale, il più noto è l’Acyclovir, è indicato per ridurre notevolmente i sintomi della varicella, dalla quantità di vescicole alla loro pruriginosità, però funziona solo se preso entro le prime 24 ore dalla comparsa della prima bolla.

Non sempre è facile riconoscere le prime avvisaglie della varicella, soprattutto quando i propri figli sono grandicelli e le malattie esantematiche sembrano un ricordo lontano, perciò è difficile beccare il momento giusto. Quindi l’unico consiglio è: se siete in una situazione a rischio, cioè vostro figlio ha la varicella e voi sapete di non averla fatta, controllatevi spesso e tenetevi in casa l’Acyclovir, che dovete farvi prescrivere dal medico.

Il vaccino

In Italia il vaccino contro la varicella è controindicato per gli individui immunodepressi, mentre è consigliato nei bambini più grandi, negli adolescenti e negli adulti che non abbiano ancora contratto la malattia e privi di controindicazioni. È consigliato soprattutto per le persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di contrarre l’infezione (chi lavora nelle scuole, per esempio), o di trasmetterla a persone ad alto rischio di complicanze gravi (come gli operatori sanitari).

Il vaccino contro la varicella è particolarmente indicato per le donne in età fertile che non hanno già avuto la malattia, per evitare un’eventuale infezione in gravidanza e i conseguenti danni al bambino.

 

Fonte immagine: www.vaccinenewsdaily.com

Fonte articolo: www.epicentro.iss.it