Laura Greppi è mamma separata (“In effetti non mi sono mai sposata”) di un bimbo di sei anni appena approdato alla scuola primaria.

“È un bambino sereno, meraviglioso. Vede il papà regolarmente e l’ho protetto dalle discussioni tra me e lui, che appartengono al mondo adulto”.

Le discussioni tra Laura e il suo ex compagno hanno natura economica. In seguito alla separazione, avvenuta nel 2013,  il Tribunale dei minori ha riconosciuto l’obbligo, a carico del padre, del versamento di 800 euro mensili per il sostentamento del figlio.

“Soldi mai visti” dice adesso Laura. “Da gennaio di quest’anno non ho ricevuto un solo euro. Nei due anni precedenti le cose non sono andate meglio: di tanto in tanto ricevevo piccole somme –  talvolta cento euro mensili, talvolta cinquanta –  assolutamente inadeguate per far fronte alle spese ma ritenute sufficienti dal PM per provvedere all’archiviazione delle denunce che avevo presentato a seguito della violazione degli obblighi di sostentamento”.

Laura racconta tutto questo con il sorriso nella voce. Difficile immaginarla frustrata dalla fatidica quotidiana di mantenere in equilibrio vita domestica,  spese e impegni professionali, o arrabbiata per il costante sottrarsi dell’ex compagno di vita alle proprie responsabilità economiche. “Per mantenere me e mio figlio svolgo due lavori: sono fotografa e impiegata. La mattina mi sveglio alle cinque, lavoro sulla post produzione degli scatti e trasmetto le foto al cliente; in un secondo momento sveglio mio figlio, facciamo colazione insieme e lo accompagno a scuola.  Da lì i poi ha inizio il mio secondo lavoro come  impiegata in un ufficio commerciale, dove rimango per altre otto ore”.

E il bimbo? Con chi sta mentre tu lavori?

“Attorno a noi si è creato un network di persone generose che ci aiutano nelle incombenze quotidiane: sorelle, zie, tate, una bella comunità di donne che intervengono nelle urgenze e ci circondano di affetto”

Non riesco a capire come un padre che vede regolarmente il figlio poi possa dimenticarsi che mangia ogni giorno.

“Nel caso specifico questo accade perché il mio ex compagno ha fiducia nel mio senso di responsabilità e questo gli permette di sottrarsi agli obblighi di sostentamento economico. Sa che io non potrei mai farlo anche perché, se non fossi più in grado di mantenere mio figlio, ci sarebbe l’intervento degli assistenti sociali e sarei, per così dire, cornuta e mazziata.

Quello che però voglio sottolineare è come l’articolo 570 del codice penale – che persegue e punisce i genitori che fanno mancare i mezzi di sussistenza ai figli minori – possa poi essere facilmente disatteso attraverso semplici escamotage. Secondo la legge, infatti, coloro che si dichiarano nullatenenti o disoccupati non solo perseguibili.  Inoltre questa legge richiede che venga dimostrato il dolo del genitore inadempiente, ovvero l’aver agito intenzionalmente per sottrarsi all’obbligo di mantenimento.

Così come è formulato, l’articolo 570 del codice penale quindi favorisce il lavoro in nero, rende agevole  sottrarsi alle responsabilità economiche in virtù della difficoltà nel dimostrare il dolo, e rende il genitore che si fa carico del mantenimento del figlio facilmente ricattabile”

Qual è la tua proposta?

“Ho lanciato una petizione attraverso la piattaforma Change.org  

Quello che chiedo è una modifica dell’articolo 570 del codice penale  così che i genitori siano obbligati a garantire il minimo stabilito per il costo della vita del minore dall’istituto ISTAT e che si possano perseguire e punire tutti coloro che non adempiono correttamente alle responsabilità genitoriali, valutando a fondo il tenore di vita del genitore manchevole e l’impegno reale nell’ottemperare ai propri obblighi. Perché troppo spesso ascolto storie di genitori che conducono vite ai limiti dell’indigenza mentre i loro ex compagni, ufficialmente nullatenenti, hanno uno stile di vita invidiabile.

Si sentono anche storie diverse: di mamme che colpevolmente rifiutano al padre l’incontro con i propri figli.

“Io infatti faccio riferimento ai genitori  senza far distinzione tra padre e madre. Il cambiamento che auspico in materia di separazione non  è solo economico: è culturale