Medicina a misura di donna è il nome della nuova Fondazione presentata poche settimane fa all’ospedale Sant’Anna di Torino con lo scopo di rendere più umano, anzi, «a misura di donna», un luogo spesso avvertito come freddo e inospitale. Ve ne parliamo, perché è un esempio di come trasformare le parole in fatti.

Ci lamentiamo spesso delle scarse attenzioni rivolte all’universo femminile da ogni punto di vista, ma nella realtà qualcuno si muove, spesso proprio donne. E infatti è la dottoressa Chiara Benedetto, direttore del Dipartimento Universitario di Discipline Ginecologiche e Ostetriche al S. Anna, che lo scorso 15 febbraio ha presentato una nuova fondazione, «Medicina a misura di donna», nata da un gruppo di persone consapevoli che la salute di una donna è importante per tutta la società.

Il Sant’Anna è centro di riferimento nazionale per lo studio e la cura dei tumori femminili, l’uroginecologia, le tecniche di fecondazione assistita e il trattamento delle patologie della madre e del feto. Afferma la dottoressa Benedetto:

«La salute delle donne non è un problema esclusivamente femminile, ma una questione centrale per la società nel suo insieme, un bene comune. In un momento in cui la spesa pubblica, anche quella per la sanità, subisce ridimensionamenti, crediamo importante e doveroso dare un contributo: lavorare al fianco delle istituzioni per far sì che i luoghi di cura siano sempre più rispondenti ai desideri e alle aspettative delle donne e sempre più sicuri per le pazienti».

L’obiettivo della Fondazione Medicina a misura di donna è, come riportato sul sito, creare reti e sinergie, in Italia e all’estero, tra enti scientifici, universitari, culturali. Sostenere attività cliniche e di ricerca. Promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione negli ospedali e negli spazi pubblici. Dare vita a percorsi di formazione e a momenti di confronto per il personale. Studiare e realizzare interventi architettonici funzionali ed estetici per migliorare gli spazi delle strutture sanitarie. Promuovere attività culturali e ricreative nei luoghi di cura. Il tutto sensibilizzando e aggregando capitali e competenze private per cooperare con il pubblico.

Qualche esempio concreto? L’architetto Stefano Pujatti dello Studio Elasticospa ha ideato gratuitamente un intervento architettonico ambientale nell’ingresso storico di Via Ventimiglia 3, da realizzare entro il 2012. Anche il logo della Fondazione è stato creato e regalato dalla InTesta. Lo studio Ing. Arch. Carlo Bongiovanni e Laura Bongiovanni ha prodotto un progetto di fattibilità per i necessari interventi esterni dell’edificio, in termini di recupero e di isolamento termoacustico al fine del risparmio energetico e dell’ottimizzazione dell’eco-sostenibilità. Lo studio Orizzonti Verdi della dott.ssa Marta Chiara Vitale Brovarone, paesaggista, ha realizzato un progetto per le aree verdi prospicienti l’ingresso e per l’interno.

Non solo. In virtù di uno spirito di cooperazione, hanno accolto l’invito a realizzare progetti sociali nell’Ospedale istituzioni culturali eccellenti del territorio, come l’Accademia Albertina delle Belle Arti, la Filarmonica del ‘900 del Teatro Regio di Torino e il Dipartimento educazione del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea.

 

(Fonte immagine: www.gosalute.it)