Il pesce è sempre buono. Ma l’inquinamento delle acque inizia a comprometterne seriamente le proprietà nutritive. Mangiare tanto pesce non significa solo avere una buona scorta di Omega3 e vitamine ma in molti casi, purtroppo, aumentare la presenza nel proprio organismo di mercurio, Policlorobifenili (Pcb), diossina e altri agenti inquinanti.

L’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Francese (ANSES) invita quindi le famiglie a consumare con meno frequenza il pesce. Non più di due volte alla settimana. Una raccomandazione valida soprattutto per i bambini e le donne in gravidanza.

I dati dell’ANSES frutto di anni di osservazioni e ricerche permettono di individuare tra le specie ittiche quelle particolarmente sensibili a trattenere le sostanze inquinanti, tanto da essere definite “bioaccumulatori“.  Le indicazioni degli esperti francesi sono quelle di consumare prevalentemente pesci grassi, quelli cioè con un alto contenuto di omega 3 come il salmone, le sardine, gli sgombri e le trote affumicate.

Mentre per alcuni pesci d’acqua dolce, come l’anguilla e la carpa ma anche le orate e i barbi si consiglia di inserirli nei propri menu solo 2 volte al mese.

Senza scatenare falsi allarmismi, il pesce può e deve essere mangiato ma occorre variare il più possibile, la sua tipologia. Scegliendo preferibilmente quello fresco e comunque acquistandolo in negozi che garantiscono la salubrità anche del surgelato.

Il problema infatti, come sostiene anche Slow food, è il pesce dopato. Ci sono commercianti e pescatori disonesti che usano sostanze chimiche come il cafados per rendere “fresco” il pesce “avariato”. Ne alterano l’aspetto e mettono a repentaglio la nostra salute.

Si al pesce sulla nostra tavola, ma scegliamolo di stagione e variando tra le tante tipologie presenti sul mercato.