Vengono definiti high care i nuovi papà, quelli che si prendono cura dei figli tanto quanto le mamme, e che spartiscono le incombenze domestiche con le loro compagne in ugual misura. Si tratta ancora di una minoranza in Italia, di una piccola ma significativa avanguardia: hanno mediamente tra tra i 30 e i 35 anni, vivono nel Centro Nord, hanno buoni titoli di studio, compagne che lavorano e figli molto piccoli.

La Repubblica ha dedicato a questi nuovi padri un interessante servizio il 16 febbraio. E il Corriere della Sera, nelle pagine di Milano del 18 febbraio, ha segnalato alcuni centri in città dove i padri si incontrano, si confrontano e imparano a gestire nel migliore dei modi il loro nuovo ruolo: dal Bhu-m di via Bianca di Savoia, al Gepo di zona Cairoli, dall’associazione P.e.a.ce e Sicomoro di Porta Romana-Rogoredo, all’associazione Blimunda di Rozzano.

Ci sono anche padri che spartiscono i permessi per la maternità con le compagne, e che comunque sempre più tengono conto del tempo che potranno dedicare ai loro figli, quando accettano un nuovo incarico o una nuova proposta lavorativa. Ci sono infine casi estremi, di papà che per ragioni di comodo o per scelta decidono di stare a casa con i figli, rinunciando al lavoro, scelta impensabile anche solo una decina o una ventina di anni fa.

E’ questo il caso di Jonathan Liu, che scrive sul portale americano wired.com. E che ha scoperto, con grande disappunto, che anche negli Stati Uniti permane una forte discriminazione nel considerare il ruolo di uomini e donne tra le mura domestiche. Quello che negli USA viene definito designated parent, infatti, è sempre la donna, tranne che nelle famiglie dove è presente solo il padre. Il tempo che un padre non designated dedica ai suoi figli tra le mura domestiche viene definito child care, mentre se è la donna a dedicarsi ai figli questo non è da considerarsi child care, a meno che non lo faccia durante l’orario di lavoro. Tutto il tempo che una madre designated dedica ai suoi bambini in casa non si considera quindi child care, perché si dà per scontato che sia lei ad occuparsene.

Dovrà passare ancora del tempo probabilmente, prima che i ruoli stereotipati di mamma e papà vengano meno. Intanto, comunque, direi che gli ancora pochi papà high care possono essere orgogliosi di rappresentare un’avanguardia destinata sicuramente a crescere. E i vostri partner da che parte stanno: sono anche loro high care?

Livia

Fonti: www.corriere.it

www.repubblica.it

www.wired.com

www.dipity.com