Anni fa si credeva che i bambini nelle incubatrici non andassero toccati, per non ostacolare in alcun modo le cure e le terapie somministrate ai prematuri. La situazione ricreata artificialmente in incubatrice era perfetta, eppure i bambini non crescevano. Recuperavano peso una volta usciti dall’incubatrice, e questo era considerato sufficiente.

Accadde però in un’unità di neonatologia americana che alcuni neonati continuassero a crescere normalmente anche in incubatrice. Apparentemente non vi era alcuna differenza nel protocollo di cura, ma si scoprì che questi erano seguiti sempre dalla stessa infermiera del turno di notte. Interrogata, la donna rivelò che, non tollerando il pianto dei piccoli, aveva iniziato ad accarezzarli, dapprima col timore di fare un danno, poi sempre con maggiore sicurezza, visti i risultati.

Fino alla metà del Novecento nei nostri orfanatrofi i bambini erano assistiti a livello fisico e alimentare, ma nessuno giocava né si prendeva cura di loro, per ragioni igieniche: in queste condizioni il 40% dei bambini che si ammalavano di morbillo moriva per delle complicazioni, mentre all’esterno ciò accadeva solo a meno dell’uno per cento dei bambini.
Negli ultimi anni in Romania molti bambini, allevati in orfanatrofi come se fossero animali, sono morti a causa del mancato sviluppo della parte emotiva ed affettiva del loro cervello, o comunque hanno manifestato un grave e spesso irrecuperabile ritardo nella crescita.

Vi riporto queste informazioni perché è importante per me ricordare sempre che il contatto emotivo è un fattore necessario alla sopravvivenza e allo sviluppo dell’essere umano, come pure di ogni altro mammifero.

Anche noi adulti abbiamo bisogno di relazioni appaganti, in assenza delle quali siamo più esposti alle malattie. La nostra parte fisica, quella cognitiva e quella affettiva sono strettamente correlate tra di loro. Non si ha un apprendimento significativo in assenza di connotazioni emotive importanti.

Sembrerà banale, ma ci tengo a sottolineare che secondo me le feste natalizie possono, anzi devono essere un momento  per ricordare ai nostri figli, ai nostri famigliari e ai nostri amici che sono importanti per noi, e per trasmettere loro tutto il nostro amore, anche – ma non necessariamente – attraverso un regalo. Saremo tutti più sani, più intelligenti e più felici, specie se riusciremo a mantenere viva per il resto dell’anno la rete di relazioni appaganti che abbiamo nutrito durante le feste natalizie.