Questo il titolo di un articolo che in settimana ho avuto occasione di leggere in una rivista femminile, articolo che ha come tema il disagio che i bambini possono sviluppare nei confronti della scuola. Quello che mi ha colpito è che quanto analizzato può essere esteso anche ad altri ambiti: dalla loro educazione alla crescita, dal nostro tentativo di capirli fino in fondo ai metodi più consoni per approcciare un problema che li riguardi. Una cosa vorrei innanzitutto sottolineare…

e cioè che i disagi dei bambini, soprattutto in età di scuola primaria, difficilmente vengono da loro razionalizzati ed espressi a parole. E’ quindi realtà comune che si manifestino con disturbi somatici, quali mal di pancia, mal di testa, ma anche aggressività, irrequietezze, chiusura, apatia. E’ questo il loro modo per farci capire che “qualcosa non va”, perciò non dobbiamo sottovalutare queste loro richieste di aiuto, anche se per noi adulti, razionali e logici, sarebbe molto più semplice riuscire ad affrontarli a parole.

Non sminuire queste forme di disagio non significa però renderle totalizzanti, viverle e farle vivere in modo drammatico, perché probabilmente questo equivarrebbe a far pesare sulle emozioni dei nostri bambini un carico per loro eccessivo di preoccupazione ed ansia, che andrebbero ad aumentare ancor di più il loro disagio.

Un’altra considerazione da valutare è il fatto che un bambino dovrebbe vivere un clima di fiducia, protezione, sicurezza, stimolazione all’apprendimento, e questo non soltanto in classe. Per questo motivo è fondamentale non educarli ad apprendere solo con il castigo, perché questo equivale a sottolineare solo le cose che non vanno, quello in cui loro hanno sbagliato o in cui si sono comportati male, andando ad abbassare la stima di sé. E’ più costruttivo piuttosto evidenziare i loro successi, non darli per scontati, premiare i loro sforzi, anche se non hanno ancora permesso loro di raggiungere i risultati voluti, facendo così crescere la fiducia in loro stessi e nelle loro potenzialità.