Si sveglia nel cuore della notte atterrito dagli incubi: che fare se proprio non riesce ad addormentarsi?
Nei precedenti articoli abbiamo visto le possibili interpretazioni della paura, vediamo oggi cosa possiamo fare di concreto per risolverla.Ciascuno propone il suo metodo, come in ogni cosa che riguarda l’educazione dei bambini. Io propendo per un’analisi della situazione che non tenga conto di regole generali, ma delle esigenze particolari di ogni persona.

Concretamente, questo significa che il metodo più adeguato potrà essere di sedervi accanto al lettino nella stanzetta, o stringere il piccolo tra le braccia, o portarlo nel letto con voi. Suggerisco sempre, però, di valutare gli effetti del vostro comportamento sul lungo periodo e di considerare se è un episodio passeggero o se si instaura come un’abitudine.

Perché alla fine, se ci pensiamo bene, l’unica richiesta che il bambino ci fa attraverso una paura, è di esserci, e di esserci per lui: pienamente, empaticamente, con amore. Chiede quindi che la sua paura sia riconosciuta per quel che è , e non sminuita o non ascoltata. E la cosa più importante che un genitore possa fare è farsi guidare da un istinto amorevole.

A volte il comportamento dei bambini chiede di essere ascoltato per comunicare con noi attraverso un linguaggio non verbale. E’ molto importante quindi che ci sia la nostra disponibilità ad esserci e a prestare attenzione.

Ci sono giochi, favole, rituali, che possono essere fatti insieme al piccolo: alcuni sono strumenti utilissimi, altri, che possiamo anche inventarci da noi stessi, hanno un’importante valenza per il solo fatto che rappresentano un modo di “prenderci cura” del bambino e della paura in sé.

Potete usare delle lucine notturne, o esplorare la casa buia insieme al piccolo come fosse un gioco, parlare loro della paura o di quelle che anche voi avevate da piccoli (ed in questo caso raccontate come avete fatto per farle andare via), permettetegli di usare dei giochi come oggetti rassicuranti, cantare per lui delle ninna-nanne o mostrargli la stanza prima di renderla buia.

Ogni strumento è buono, e sta alla vostra sensibilità, insieme alla vostra competenza riguardo a vostro figlio (che nessuno come voi può avere), scegliere il sistema di stargli accanto per superare questa tappa di crescita.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

 

foto: mammeacrobate.com