Sappiamo bene quale incidenza abbia oggi la percentuale di parti cesarei in proporzione al numero delle nascite. Sembra che sempre più spesso si ricorra a questo genere di parto, per comodità medica, ma anche per scelta della donna.Proviamo a parlarne insieme.

Partiamo dal presupposto che, in ottimali condizioni cliniche, ogni donna ha diritto a scegliere la condizione che reputa la migliore per se stessa e per il proprio bambino, ma che questa scelta deve avvenire in un contesto in cui essa sia adeguatamente informatasulle ripercussioni e consapevole delle motivazioni che la inducono a farla.

 

Esistono numerose pubblicazioni che informano circa i rischi del taglio cesareo “su richiesta”, pochi invece parlano della tocofobia (fobia del parto) e della necessità di riconoscere, diagnosticare e curare questa situazione in tempo utile.

 

La maggior parte delle donne teme il parto, se non altro come esperienza nuova (talvolta anche in caso di secondo parto) e che richiede un notevole coraggio ad affrontare una situazione per certi versi ignota ed imprevedibile.

 

Per alcune, tuttavia, questa paura del tutto sana ed evolutiva (ovvero normale e che prepara alla crescita) diventa panico: è pervasiva, insistente, non si placa, e soprattutto già dalla gravidanza compromette l’equilibrio della quotidianità della donna.

 

In questi casi la capacità di diagnosi è fondamentale per un intervento di sostegno psicologico preventivo e curativo: nella maggior parte dei casi, infatti non si tratta di un problema grave, ma che necessita soltanto di un ascolto attento e di un trattamento adeguato.

 

La tocofobia riguarda la paura di morire, di provare eccessivo dolore, paura per la propria incolumità o per quella del bambino. Come accennato, l’attesa di un dolore sconosciuto può causare grande ansia nelle primipare; nelle donne che hanno già partorito, invece, la consapevolezza di un dolore molto grande già provato può convincerle di essere incapaci di superare una seconda prova.

 

Va detto che questa preoccupazione, che assume caratteristiche eccessive, può inquadrarsi all’interno di una predisposizione psicologica che non aiuta né il prosieguo della gravidanza, né tantomeno il post-parto.

 

La tocofobia, in pratica, va considerato un segnale che richiede attenzione, solidarietà, sostegno.
E’ importantissimo non minimizzare, e nel caso si abbia il dubbio di esserne affette, è necessario parlarne non soltanto col proprio ginecologo, ma cercare uno psicoterapeuta di fiducia e che sia in grado di intervenire con un percorso specifico per questo problema.

 

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

 

foto: pianetamamma.it