Un modo di favorire la concentrazione sui propri vissuti, così importanti al momento del parto come occasione di apprendimento e di crescita, è proprio quello di vivere la gravidanza come un percorso di concentrazione e di ascolto di se stesse.

Esplorare le proprie sensazioni, positive o negative, è una valida anticipazione di ciò che avverrà dopo, anche successivamente alla nascita.

La gravidanza è di per sé un evento stressante, e la condivisione che mira a esorcizzare paure e sottolineare i propri punti di forza aiuta a focalizzarsi sulla propria capacità di contenere l’ansia e di fronteggiare la novità.

Il modo in cui si bloccano queste capacità è caratteristico di ogni persona, ed è proprio il punto su cui si avrà bisogno di sostegno per superare l’empasse.
Come in molte occasioni della vita, partorire richiede la capacità di contare flessibilmente sia sul sostegno degli altri che sul sostegno in se stessi.

La fluidità (e quindi la relativa brevità) del travaglio, aiuta a riportare un ricordo più positivo del parto: la percezione del dolore, che come sappiamo è un’esperienza soggettiva, ha una sua ripercussione anche sulla scelta dell’analgesia e talvolta anche del ricorso al taglio cesareo.

Avere consapevolezza dei propri vissuti, inoltre, migliora (o comunque rende più chiara) la fiducia nelle proprie capacità genitoriali ed in quelle del partner, che si riveleranno predittive di un post-partum più positivo.

Ciò significa che la consapevolezza di ciò che sta per accadere, di quel che si sta vivendo, e di quali risorse contattare in se stesse per poter fronteggiare la situazione, sono processi che accomunano il parto naturale ed il parto cesareo: nel primo caso si affronterà un travaglio, nel secondo una preparazione all’intervento chirurgico, in entrambi i casi si porterà alla luce il proprio figlio.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta