Ho un’innocente perversione genitoriale da confessare: quando mio figlio chiacchiera con i suoi amici io mi nascondo dietro la porta, origlio e ridacchio silenziosamente.

Il fatto è che la maggior parte delle volte se ne sentono davvero delle belle: spiegazioni inverosimili sui fenomeni naturali che vedono coinvolti draghi e folletti, opinioni personali, molto personali, su come funziona il mondo che lo circonda… ma l’altro giorno l’ho ascoltato rispondere, con sicurezza e assoluta competenza, alle domande di un’amichetta affascinata da Oliva, la nostra gatta.

La bimba non ha animali domestici e così il piccoletto ha dovuto con pazienza spiegarle ogni cosa: le ha mostrato come usare la spazzola per districare i nodi del pelo, ha offerto una perfetta imitazione del verso prodotto da un micio affamato e delle fusa e, con un brivido, l’ho sentito spiegare che i croccantini “non sono male, un po’ salati, un po’ dolciastri, ma le fanno bene, mentre il latte le piace ma le fa venire mal di pancia”.  Infine le ha mostrato come avvicinarsi alla micia, che li osservava sospettosa, per non spaventarla e conquistarla con le coccole.

Quando sono corsi a giocare in giardino io e Olivia siamo rimaste per un po’ ferme a guardarli.

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Non so cosa passasse per la mente a lei, i gatti sono terribilmente enigmatici, ma io stavo ricordando la sera di due anni prima, quella in cui una versione molto più piccola, malandata e denutrita di Olivia era arrivata a casa nostra e di come, fin da subito, mio figlio, che all’epoca aveva un anno e mezzo, se ne fosse disperatamente innamorato.

All’epoca la stringeva un po’ troppo, le tirava la coda, le colmava la ciotola di cibo. Eppure a poco a poco, giorno dopo giorno, ha imparato a prendersi cura di lei giungendo a considerarla una specie di sorella pelosa. Da parte sua Olivia si è messa d’impegno per spiegargli, tra fusa e graffi, come ci si comporta con il dovuto rispetto, mentre mio marito ed io non abbiamo fatto molto di più che stare a guardare incantati il definirsi del loro rapporto.

Non mi sono mai soffermata molto, lo ammetto, a pensare ai benefici che un bimbo può ricavare dal vivere con un animale domestico, semplicemente perché non ho mai concepito l’eventualità contraria: eppure il confronto tra mio figlio e la sua amica mi ha fatto capire quale enorme ricchezza di sensazioni, conoscenza, ma soprattutto amore, abbia guadagnato dal crescere insieme a Olivia.

Ecco perché abbiamo reagito con un certo aplomb alla domanda che aspettavamo da un po’: “Ma sentite voi due: quando prendiamo un cane?

Sia che abbiate già sperimentato la vita insieme a un animale da compagnia, sia che non vi sentiate ancora pronti a fare il grande passo, c’è un modo per informarsi e imparare di più al riguardo. È un progetto di  Purina, intitolato “A scuola di Pet Care” e inaugurato nel 2004,  a proporsi l’importante obbiettivo di portare nelle scuole elementari italiane i principi dell’educazione PetCare, e di insegnare ai bambini, e alle loro famiglie, le basi per una corretta nutrizione, cura, conoscenza e rispetto degli animali da compagnia, e per poter, quindi, instaurare con loro una relazione serena e responsabile.

Trovate maggiori informazioni sulla campagna #ascuoladipetcare sul  sito di Purina  

Guest blogger: Giada di Genitori Crescono per Blogmamma

 

Purina a scuola di petcare