Lara, ora undicenne, si era aggrappata alla favola di Babbo Natale con una pervicacia e un’ostinazione che dapprima mi avevano commosso, poi  impensierito e infine esasperato: questa ragazzona di 150 cm che risolveva espressioni e poi farneticava di renne e folletti mi metteva in imbarazzo.

Allo stesso tempo mi mancava il coraggio di affrontare direttamente l’argomento, trincerandomi dietro la figura ambigua e ricattatoria di un Babbo Natale portava regali solo a chi credeva in lui.

“Ah ma’, e dije la verità” –  sospirava intanto  la sorella maggiore – “Questi tra ‘n po’ fanno sesso e ancora stanno a parla’ de Babbo Natale!”
L’avrei presa volentieri a ceffoni per il dialetto e l’irriverenza, ma ero d’accordo. Basta con Babbo Natale, basta!

I bambini della mia generazione, lo ricordo bene, arrivavano a conoscere la verità intorno ai sette, otto anni (tranne me, che starei ancora a scrivere letterine se i miei non si fossero messi a suonare in piena notte il campanello della bicicletta che avrei trovato sotto l’albero).
I ragazzini di oggi invece, sebbene così esposti al mondo e apparentemente più maturi di quanto non fossimo noi alla loro età, continuano nell’illusione sino ai confini delle scuole medie, talvolta oltre.
“Fa’ in modo che questo non accada a mia sorella!” ammoniva Erika dall’alto dei suoi tredici anni saputelli “Ché non voglio mi diventi una derisa

Così, alla fine glielo’ho detto.
E’ successo lo scorso anno, mentre eravamo in fila per arrivare alle casse, dietro a carrelli tracimanti giocattoli.
“Ma allora mi hai ingannato” ha singhiozzato mia figlia davanti all’evidenza, condannandomi senza appello.

Messa davanti a una realtà così palese, Lara ha pianto tutte le sue lacrime.
Lacrime di addio per la favola perduta, per l’infanzia alle spalle, per la fine della magia.
Ma – sorprendentemente e soprattutto – lacrime per l’ingenuità tradita e per l’imbroglio protratto nel tempo.
Lara era furibonda. “Mi hai mentito per tutti questi anni!” gridava fuori di sé. E io mi sono pentita per ogni regalo pilotato, per ogni pacchetto nascosto, per ogni bugia detta fuori tempo massimo.

Ormai mi era chiaro: fino a una certa età si preserva la magia del Natale, ma basta tenere il gioco un anno di troppo perché la favola diventi imbroglio. E a vedere la delusione sul viso di Lara, la sua umiliazione, mi sono decisa: il cinquenne di mia compotenza sarà legittimato a credere in Babbo Natale fino alla quarta elementare, dopodiché terrò un concerto per campanelli di biciclette.