I sintomi della depressione post-partum non sono diversi da quelli di altre sindromi depressive, eppure troppo spesso non sono riconosciuti né dalla donna, né dal partner, né dalle persone che la circondano. Anche quando lo sono, solo la metà delle donne chiede aiuto.La promozione della salute della donna, compresi i vissuti nel post-partum, è un tema oggi sempre più discusso ma resta ancora un tabù: molte donne non ammettono di soffrire o di aver sofferto di malinconia, tristezza, ansia.

Il dato allarmante è che in alcuni casi sono sintomi che si manifestano sin dalla gravidanza, e solo recentemente la ricerca si è indirizzata al periodo pre-natale, soprattutto nell’interesse di prevenire gli effetti negativi che i vissuti negativi hanno sullo sviluppo fetale.

Ultimamente molte pagine sul web forniscono una lista dettagliata dei comportamenti a cui prestare attenzione, molti suggerimenti, e fra tutti il più importante è quello di rivolgersi ad un professionista del settore.

Perché sembra essere il tempo della depressione, e perché chiedere aiuto è così difficile?
Le motivazioni di oggi, da un punto di vista culturale, possono essere molto diverse da quelle del passato.

E’ ormai opinione nota che il periodo in cui viviamo è quello della crisi dei valori, della distruzione della famiglia, dei legami, dell’identità.
Nelle giovani coppie (giovani non di età ma come percorso di vita) le crisi di identità sono frequenti quanto le separazioni. In alcuni casi, arrivare al matrimonio è già complesso e difficile.

Manca il sostegno un tempo fornito dalla rete di relazioni familiari e sociali, e i modelli di riferimento delle generazioni precedenti sono diventati in poco tempo inadeguati. Affrontare le tappe del ciclo di vita, in queste condizioni, è difficile e destabilizzante.

La depressione è una esperienza molto frequente nel contesto attuale, e si presenta con manifestazioni anche molto diverse che richiedono trattamenti e supporti differenti.

La depressione non è solo un male da temere e sfuggire, ma soprattutto un messaggio legato alla nostra storia personale, un’occasione per diventare consapevoli di una parte di noi stessi.
Molte donne ne parlano in termini di rinascita: non solo per la vastità del cambiamento che il parto porta con sé, ma anche per il percorso dall’immobilità verso la vitalità nascosta dentro di noi e sconosciuta.

Non può esserci pienezza di vita senza la consapevolezza di sé che viene dalla capacità di ascoltare e di ascolarsi.

Per usare le parole di Galimberti, “ascoltare non è prestare l’orecchio, è farsi condurre dalla parola dell’altro là dove la parola conduce. Se poi, invece della parola, c’è il silenzio dell’altro, allora ci si fa guidare da quel silenzio.”

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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