Innumerevoli studi testimoniano che la percentuale di sindromi post-parto cresce notevolmente quando si fa ricorso al taglio cesareo.
Il 17% delle donne italiane (rispetto al 11,5% delle donne straniere) effettuano un taglio cesareo fuori dal travaglio e non urgente. Secondo un’indagine ISTAT del 2008, del resto, le donne italiane oggi sembrano preferire il parto naturale. Data la tendenza a sottovalutare le conseguenze di questo intervento chirurgico, e a suggerirlo come valida alternativa al parto naturale, è corretto che venga fatta un’informazione attendibile riguardo ad entrambe le modalità di parto. Il contesto in cui avviene questa scelta, del resto, la necessità di eseguire un taglio cesareo o l’urgenza, sembrano determinare anche gli esiti in termini di vissuti psicologici.

Ci sono casi in cui il ricorso al parto cesareo non è una scelta ma una necessità. E’ un’eventualità che non è semplicemente programmabile, ma anche necessaria in una situazione di emergenza.
In alcuni casi si può evitare, in altri affrontare un parto cesareo è la scelta migliore sia per la mamma che per il bambino.

Una scelta di questo tipo, soprattutto se fatta in condizioni di emergenza, genera una condizione psicologica carica di tensione, talvolta anche paura, che può avere le sue ripercussioni anche a mesi di distanza.

Il parto, anche quello naturale, è un momento denso di vissuti. Nel caso in cui questo venga affrontato in un contesto di “intervento medico” questo può essere ancora più forte: la paura dei suoi esiti, i timori sulla propria salute, su quella del bambino, rappresentano sempre un incognita forte quando il “processo” è totalmente affidato ai medici.

Un’ipotesi potrebbe riguardare il fatto che quando il parto (naturale o cesareo) procede “normalmente”, tutto questo non avviene.
Al contrario, un parto difficile, durante il quale si perde la fiducia in se stesse o nelle persone che devono assistere la partoriente, è comunque un evento che sconvolge gli equilibri e richiede un lungo periodo di riassestamento.

La storia personale, in particolare quella della propria gravidanza, legata alle contingenze del momento e alla relazione che si instaura con gli operatori medici, fa la differenza sugli esiti del parto.

Sebbene sia una condizione “fuori dai naturali esiti fisiologici”, nel senso che esistono dei processi che col parto cesareo vengono messi in atto più lentamente, è anche vero che un clima positivo ed una buona fiducia nella propria capacità di affrontare i nuovi compiti, non impediscono una risposta positiva, la creazione di un buon legame col neonato e il senso di autoefficacia nel costruire la nuova identità materna.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: mamma.pourfemme.it