Non so se avete il tempo di guardarvi intorno quando camminate per strada, quando siete a fare la coda al supermercato, o se siete sempre a tenere d’occhio l’orologio per correre da una parte all’altra. Da quando sono una tata la mia vita è diventata più slow, a misura di bambino, non è che non si corre, è un correre diverso, diciamo con  gambe corte, come quelle di Marta. Bé, se vi guardaste intorno, vedreste tanta solitudine e se andaste meno veloci incontrereste persone che vi vogliono parlare. Sì, a volte vi attaccano delle pezze, a volte vi fan proprio dei cappotti…lo so, ma vale la pena dedicare ancora qualche minuto al nostro prossimo.

Matilde, la sorella di 5 anni della piccola Marta, è la lingua più veloce del West. Mi ha raccontato fin dal primissimo giorno il suo albero genealogico, che ha una falla: non ha i nonni. Ci sono due nonne acciaccate, ma niente nonni. Io e le bimbe tutte le mattine facciamo la stessa strada e ci piace farla, perché in base all’orario, incontriamo persone diverse, bastano pochi minuti. E così ci chiediamo: Da dove spunterà il cane Carlino che è troppo pigro per camminare? E la ragazza con la gonna e senza capelli? E la fiorista che fiori metterà fuori sul marciapiedi oggi? Insomma, in una delle nostre avventure mattutine alla scoperta del vicinato ci siamo imbattute in un vecchietto. Col suo bastone e la sua lunga giornata davanti a se’ non ci ha pensato due volte a ricevere l’assist che le smorfie di Marta gli hanno offerto. “Ue’ picciri’, che bella bambina che sei? Lo vuoi il cappello del nonno?” E con il sorriso più dolce del mondo e con una delicatezza senza pari ha posato il suo cappello sulla testina di Marta, che era sempre più divertita dalla situazione. Nel frattempo, però’, Matilde era sotto shock: “Il nonno? Ma lo sai che io non ce li ho i nonni? Nessuno dei due!” Il nostro vecchietto benefattore non ci ha pensato su nemmeno un attimo: “E allora vorrà dire che sarò io vostro nonno, va bene, sei contenta?” Matilde ha sorriso a 32 denti e ha fatto sì col capo. “Ciao nonno, adesso devo andare all’asilo!”

E così da quel giorno tutte le mattine abbiamo il buongiorno del nonno, a volte ci porta delle caramelle, a volte delle focaccine. Matilde continua a chiamarlo nonno e mi sembra chiaro che lo abbiamo adottato. Altro che adozioni a distanza! Matilde è felice e il nonno è felice. Già, perché fin qui per noi è sempre stato solo “il nonno”. Matilde un giorno si è svegliata e mi ha detto: “Ma il nonno come si chiama?” E già come si chiama? Boh, è talmente diventato a tutti gli effetti nostro nonno che non lo chiamiamo per nome. E anch’io lo chiamo nonno, non pensavo di utilizzare più questa parola, il mio nonno è morto da 6 mesi e mi manca tanto, nella mia vita ha fatto molto, dalla mia infanzia a pochi mesi fa. E capisco che è un gran perdita per tutti i bambini non avere i nonni. Ma ora io, Marta e Matilde abbiamo ricevuto questo regalo del cielo! E ce lo teniamo stretto!

Anche se Matilde, con la sua linguaccia, ha spifferato tutto alla mamma, devo dire che non è rimasta proprio entusiasta: perché bisogna sempre sospettare di tutti a prescindere?

Be’… ho divagato… ero rimasta al nome… Matilde, l’altro giorno, l’ha aspettato al varco e…”ma nonno come ti chiami?” E come si poteva chiamare un nonno così paterno? Giuseppe! Nonno Giuseppe grazie! Con il suo accento napoletano, il suo bastone, l’abbronzatura, dovuta al suo passare molte ore sulle panchine, e i suoi baffi bianchi ci ha conquistate tutte e tre! Con lui faccio delle belle chiacchierate, gli racconto delle mie peripezie con le bambine e lui mi racconta dei figli, dei nipoti e dei pronipoti… ha una famiglia grande nonno Giuseppe, anche se a volte ci sembra un po’ triste, un po’ solo… comunque ci ha fatto l’elenco di tutti, ma non sarei in grado di riassumerlo, dico solo che tre nipotine in più non gli cambiano l’albero genealogico, ma sicuramente il nostro buongiorno gli fa iniziare bene la giornata. A domani nonno!