Tata e mamma non fa rima con sciatto. Care mamme, ma prima di tutto care donne, vi faccio un appello: non trascuratevi e non dimenticatevi.
Non voglio interpretare la Carla Gozzi dei poveri, però mi sono accorta che molte mamme, tra cui anche la mamma di Marta hanno “amebizzato” la loro femminilità dopo la maternità.
In Molise, terra di cui sono originaria, molto spesso si dice che una donna dopo essersi sposata “diventa una vacca allentata”, tradotto: diventa grassa e svogliata.

Quando sono arrivata a casa di Marta per fare l’inserimento, qualche ora tutti i giorni, trovavo la sua mamma con il viso slavato, una tuta di pile dal color cammello, che starebbe male anche a Heidi Klum, e delle ciabatte a metà strada tra il crucco e la casa di riposo, anche queste di color beige, che nemmeno mia nonna indosserebbe mai.
Tra le sue raccomandazioni per il mio lavoro in casa sua, c’era anche quella di vestire in modo comodo, con la tuta.
Personalmente, la tuta non mi è mai piaciuta, anche perché non mi è mai stata bene, non la indosso nemmeno per andare in palestra…”andiamo bene”, ho pensato.
Insomma, andavo a fare l’operaia in una catena di montaggio o a fare la tata di una bimba di 8 mesi?
Non mi sono mai presentata con la tuta da ginnastica, ma con i miei fuseaux e dei maglioncini colorati, qualche volta anche con un vestito, con la mia immancabile collana (ne ho una collezione sterminata), con i capelli pettinati e un filo di trucco. E questo anche quando mi presentavo alle 7.30 del mattino.

Una cosa che fanno miliardi di persone nel mondo, ma che per la mamma di Marta assumeva i contorni dell’eroico.
Giorno dopo giorno, la mamma di Marta mi osservava, qualche volta si lasciava scappare qualche commento “che pazienza a truccarti così!”, “le collane non metterle, potrebbe rompertele”, “non hai paura che ti sporchi il maglione?”.

Dopo 15 giorni la mamma di Marta è tornata a casa con un sacchettino di una nota profumeria: aveva comprato dei trucchi! Le prime mattine, non le ho detto nulla, ma i suoi primi tentativi di make up richiedevano un ripasso dei tutorial di Clio Make Up.

La tuta di pile, però, era sempre lì… quando è terminato il periodo della maternità ed è tornata a lavoro, ha riscoperto di avere l’armadio e, udite udite, dei vestiti.
Uscendo mi ha detto: “Finalmente torno a vestirmi, erano 9 mesi che non toglievo la tuta!”.
Ma perchè? Mi sono chiesta, eri una prigioniera di Guantanamo?

E’ verissimo che con un bambino si ha meno tempo e altre priorità, ma comodità non fa davvero rima con sciatteria, si può avere un abbigliamento pratico, comodo, pur restando femminili. Tanto lo specchio lo abbiamo tutte, e già quando siamo in tiro delle volte ci vediamo brutte, se poi non ci aiutiamo un po’ è la fine.

Non dico che bisogna essere come Belen, che è uscita dalla sala parto con tacco 12. Però non bisogna nemmeno ostinarsi ed essere fiere di quello che è stato catalogato come il fenomeno delle mamme sciatty-chic.
L’identikit, secondo Style.it è questo: “tute di pile o in acetato, pelle color topo, dente giallino, ricrescita abbondante, elastici di spugna colorata e stinti, unghie rosicchiate, marsupi, sandali Birkenstock”.
Riconoscete qualcuno?

Eppure la mamma di Marta ha anche le possibilità economiche per appoggiarsi alle comodità: estetista, parrucchiera.
E allora? Concluderei con una massima della grande star del burlesque Dita Von Teese “Non esistono donne belle o brutte, ma solo donne pigre”.

Mamme e tate di tutto il mondo uniamoci contro la sciatteria!