Come telespettatrice sono sempre stata onnivora, ho sempre guardato un po’ di tutto, persino S.O.S Tata. Bel programma! Che professionalità! Le tate arrivano, si siedono e osservano, prendono nota e poi danno dei consigli.
L’unica differenza tra me e loro non è solo nella divisa. In S.O.S Tata, i genitori in un disperato grido chiedono aiuto, nel mio caso si chiede di seguire linee cardine inscardinabili. Anche se non condivise.

Voi direte: ” tu non hai figli, non sei una pedagoga, sei anche più giovane della mamma di Marta”. Eppure voglio dire la mia! Almeno a voi!

La mamma di Marta segue, come fosse una bibbia, “Fate la nanna. Il semplice metodo che vi insegna a risolvere per sempre l’insonnia del vostro bambino” di Eduard Estivill. Ho dovuto leggere il libro, perno fondante dell’educazione di Marta. Personalmente ho trovato il metodo una boiata stratosferica di stampo pavloviano.  Non ho apprezzato l’uso del “terrorismo sociale“: se non si adotta e non si rispetta il suo dogma, il bambino avrà disturbi del sonno per tutta la vita! Né tanto meno il suo motto “a dormire si impara“.

Cosa prevede il metodo del genio, vi chiederete ? Orari fissi, buio, un giocattolo scelto dai genitori e stop, niente acqua, cibo o coliche che tengano (quelle vengono solo il pomeriggio a detta del dutùr): il bambino deve addormentarsi da solo senza l’aiuto o la presenza di mamma e papà.

Se piange potete rientrare nella stanza a cadenza programmata e quindi armati di cronometro. Fondamentale, dopo il terzo mese, non cedere, non prenderlo in braccio ad ogni segno di agitazione. E’ indicato solo nelle prime settimane perché il bambino non ha che il pianto per esprimere il suo bisogno. E qui la domanda nasce spontanea: ma dal terzo mese in poi i bambini parlano?

Se si applica alla lettera il suo metodo il lieto fine è assicurato:

“dai 7 mesi tutti i bimbi dovrebbero essere in grado di andare a letto senza pianti e con gioia, addormentarsi da soli, dormire dalle 11 alle 12 ore di seguito, nella culla e senza luce”.

E se il metodo non funziona? Dice che è colpa vostra, non avete letto bene, rileggete: “è troppo dedicare un paio d’ore a un libro capace di risolvere un problema tanto serio?”

Ora, Marta ha 8 mesi e piange ancora quando la si mette a letto per il pisolino del pomeriggio. Non piange solo con me, ma anche con la mamma. Se fosse per me, la farei addormentare quando ha sonno, quando vedo che è pronta e non ha importanza se si addormenta nel passeggino o vicino a me sul divano. Sono d’accordo sul rispettare degli orari, ma non devono spaccare il minuto. Marta ha i pisolini programmati e da lì non si scappa, quindi può piangere anche 20 minuti nella sua culla… poi il sonno viene perché piangere, si sa, stanca…