Finalmente le vacanze sono inziate per tutti, o quasi. Io e i miei bambini siamo già stati al mare e ritornati in città, ma a breve ripartiremo per la campagna. Io non sono un’amante della macchina, specie in città la evito più che posso. Ma quando si tratta di partire, con due figli al seguito e l’occorrente per dormire in campeggio, oppure con i bagagli necessari per quattro persone per un mese in campagna, sono felice di avere un’auto e di saperla ancora guidare decentemente, nonostante lo scarso utilizzo che ne faccio.

Da quando porto i bambini in auto avverto molto più di prima la necessità di adottare uno stile di guida sicuro, anche se sono ben consapevole che non tutto dipende da me al volante, ma anche dal comportamento degli altri guidatori e da una serie di circostanze fortuite (o sfortuite).

Non mi era mai capitato finora di avere un colpo di sonno. Pensavo anzi di esserne immune, almeno guidando di giorno per poche centinaia di chilometri. Invece andando al mare un paio di settimane fa, superata la Cisa, ho iniziato ad avvertire una sonnolenza insostenibile, un gran bisogno di chiudere gli occhi e dormire, anche se solo per poco. Poiché avevo ancora un’oretta di viaggio e sapevo che non avrei resisitito così a lungo, ho fatto di istinto la prima cosa che mi è sembrata sensata: al primo autogrill mi sono fermata, ho posteggiato, ho detto ai bambini che avevo bisogno di riposare e ho chiuso gli occhi. Devo avere dormito una ventina di minuti, non di più, con un sonno leggero, perché sentivo le voci dei miei figli. Ma al risveglio (loro mi hanno chiamata, si erano stancati dell’attesa) mi sono sentita meglio, mi sono data una rinfrescata e mi sono rimessa in viaggio, arrivando sana e salva a destinazione.

Vi racconto tutto questo perché pochi giorni dopo ho letto su Repubblica un articolo che parlava proprio del colpo di sonno

causa di un incidente stradale su quattro

E, indovinate un po’, il titolo diceva proprio:

Unica soluzione: fermarsi e dormire

Cito ancora Repubblica, che, con le parole di Sergio Garbarino, neurologo dell’Università di Genova e presidente dell’Aims, associazione italiana medicina del sonno, riferisce:

“Per svegliarsi non basta fermarsi a bere un caffè, a sgranchirsi le gambe, alzare il volume dell’autoradio o far entrare aria dal finestrino. Bisogna proprio fermarsi a dormire 30 minuti, anche in corsia di emergenza (una recente sentenza lo prevede)”.

Io non sapevo che fosse possibile fermarsi in corsia di emergenza, e devo dire che se anche lo avessi saputo mi sarei guardata bene dal farlo, per la paura che qualche folle potesse arrivarmi addosso a gran velocità. Ma evidentemente è molto più rischioso continuare a guidare quando non si intravedono per chilometri né autogrill né piazzole per la sosta, come nel tratto di autostrada che percorrevo io.

Quindi, attenzione, occhio ai vostri limiti: se mentre guidate vi sentite insostenibilmente stanchi, fermatevi e riposate, ovunque, non appena potete. Non vi corre dietro nessuno, prendetevi il vostro tempo e rilassatevi. E buone vacanze!

Livia

Fonti: Repubblica

www.quattroruote.it