Si dice episiotomia il “taglietto” che viene praticato in vagina (interessa la vagina e i muscoli che la circondano) durante la fase espulsiva. Qualche anno fa questo taglio era considerato necessario e praticato di routine su tutte le donne. 

L’OMS raccomanda di limitare questa pratica ai casi necessari (sofferenza fetale oppure applicazione di forcipe o ventosa), ma purtroppo in molti reparti è tutt’oggi praticata in oltre l’80% dei parto contro il 5% raccomandato dall’OMS. Spesso l’episiotomia guarisce senza particolari complicazioni, tuttavia talvolta può essere responsabile di dolore, anche diversi mesi dopo il parto, e di una tardiva e difficoltosa ripresa dei rapporti sessuali. Nei casi gravi, un’episiotomia importante può addirittura compromettere la continenza fecale (se viene leso lo sfintere anale) .

E’ stato dimostrato che la lacerazione spontanea guarisce prima e normalmente con meno complicazioni rispetto all’incisione chirurgica, con benefiche ricadute sul benessere generale ed il sesso dopo il parto.

L’episiotomia può  essere evitata con alcuni accorgimenti (applicazione di compresse calde sul perineo, ad esempio), ma soprattutto dando ai tessuti il tempo di distendersi naturalmente e raccomandando alla partoriente di non spingere violentemente ma dolcemente. La donna non dovrebbe mai cominciare a spingere prima di avere avvertito la sensazione di premito (paragonabile alla sensazione di necessità impellente di andare in bagno) e comunque dovrebbe farlo non in apnea bensì accompagnando la spinta con l’espirazione prolungata.

Video a cura di Blogmamma in collaborazione con Openminds corsi pre-parto