La fivet è una tecnica di secondo livello, quindi considerata invasiva e necessaria qualora la fecondazione in vivo non sia possibile o non abbia dato risultati. La fivet è una procedura che prevede una serie di passaggi, dalla stimolazione artificiale delle ovaie al prelievo chirurgico degli ovuli fino al trasferimento degli embrioni ottenuti in laboratorio.In primo luogo, viene soppressa, nella donna, a livello dell’ipofisi la produzione degli ormoni che stimolano le ovaie, di modo che essi non possano interferire con la stimolazione farmacologica della crescita follicolare.

 Le ovaie vengono quindi stimolate, attraverso l’assunzione di farmaci, a produrre più follicoli ovarici (crescita follicolare multipla); questo processo viene monitorato ecograficamente: in questo modo si otterrà la maturazione di più ovociti a differenza del ciclo fisiologico, in cui arriva a maturazione un solo ovulo per volta.

Tutti questi ovociti vengono prelevati chirurgicamente (pick up). Il prelievo avviene in sedazione: con un ago viene aspirato l’ovocita direttamente dal follicolo, assieme al liquido nel quale è immerso. Tutti gli ovociti vengono prelevati e tra essi viene condotta un’opportuna selezione, in modo da scartare quelli che non abbiano un aspetto normale o non siano ad uno stato ottimale di maturazione.

Successivamente, i laboratorio, gli ovuli vengono messi a contatto con gli spermatozoi del partner, anche essi adeguatamente trattati. La fertilizzazione avviene naturalmente, anche se in provetta; viene osservata la formazione degli zigoti (ovociti fecondati) in genere a circa 16-18 ore dall’inseminazione in provetta. L’embrione viene osservato e valutato morfologicamente dopo 40-44 ore post inseminazione.

Un numero fisiologico di embrioni (in genere due o tre) verrà contemporaneamente trasferito nell’utero materno con l’aiuto di un catetere.

Anche il corpo femminile è stato nel frattempo preparato, attraverso l’assunzione di progesterone o di progestinici (progesterone di sintesi), affinché gli embrioni depositati possano trovare nella mucosa uterina un “nido” accogliente ed idoneo all’impianto. Il trasferimento è una procedura non invasiva, che viene effettuata come una visita ginecologica. Si utilizza una sottile canula (catetere) che passa attraverso la cervice uterina e depone gli embrioni nella zona più corretta per l’annidamento.

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