Essere padri oggi è un compito complesso che non può rifarsi al modello dei nostri genitori. La paternità è cambiata: come cambiano, allora, le parole tra un padre e una figlia? Ecco quali parole sarebbe meglio non utilizzare.

1) “È una cosa da maschi”

La discriminazione sessuale ha radici lontane e profonde e gli sforzi per eliminarla non saranno mai abbastanza. Ciascuno di noi ha la responsabilità di formare le generazioni future in questa direzione. Naturalmente le discriminazioni si abbattono con il buon esempio: non sarete credibili se come uomini non sarete rispettosi delle donne della famiglia e non vi comporterete da pari.

Per lo stesso motivo, non si dovrà precludere alla propria figlia il gioco del calcio, l’assistervi mentre riparate qualcosa con martello e tenaglia, o l’apprezzamento per quello che vi appassiona: in tenera età le bambine hanno molta voglia di condividere quello che entusiasma i loro papà, e nessuno può dire a una persona ciò che è adatto a lei se prima non la mette alla prova.

2) “Non ce la farai mai”

Spesso da bambine vogliono diventare qualcosa di specifico e insolito, ma questo è espressione dei loro desiderio e dei loro interessi. A volte diciamo alle nostre ragazze di lasciar perdere per evitare loro la frustrazione ma bloccare i desideri sul nascere equivale a non esprimerli mai. Se permettiamo ad una ragazza di esplorare i suoi interessi, questo le permetterà di realizzare i propri desideri. È possibile dire, ad esempio, “è impegnativo, ma puoi farcela se lavori per superare gli ostacoli”.

3) “Non essere sgarbata”

Essere femminili non significa essere pacate in qualsiasi circostanza. A volte è necessario esprimersi con durezza, o per affermarsi nel gioco, o per difendersi da un torto subito. Lasciamo che la loro parte più forte si esprima, nei limiti del rispetto degli altri, e che imparino a non lasciarsi sopraffare.

4) “Cosa penseranno gli altri di te?”

Incoraggiate le vostre figlie a seguire le proprie idee, non il giudizio degli altri o il tentativo di compiacerli. È giusto che esprima le sue idee e i suoi stati d’animo, senza essere costretta a nascondere i propri sentimenti o il proprio disagio pur di farci fare bella figura. Sappiamo bene che negare le proprie emozioni porta solo disagio, e nella vita adulta è importante avere la maturità di sapere andare controcorrente quando necessario.

5) “Perché non fai come lei?”

Lei può essere la sorella maggiore, un’amica, la mamma. Qualsiasi tipo di confronto è sbagliato per una giovane donna che sta cercando la sua identità. Ciascuno di noi è unico, e ha diritto a sbagliare prima di trovare il proprio modo di essere. I confronti sono molto distruttivi per lo sviluppo dell’identità, e minano l’autostima. Ogni volta che cerchi un modello di riferimento per la tua bambina, inizia da te stesso: comportati come pensi che sia giusto per lei. Il tuo esempio conta più di ogni altra cosa.

6) “Non mangiare troppo (o ingrasserai)”

Il rapporto tra donne è cibo è molto complesso. L’adolescenza è una fase delicata per le ragazze che tentano di essere accettate attraverso i modelli standard proposti dalla moda. È importante far passare il messaggio che la bellezza va oltre le misure e le taglie, e che mangiare bene è una questione di salute, non di apprezzamento sessuale.

7) “Sei bellissima”

Apprezzare la bellezza della propria figlia non è di per sé sbagliato, anzi è anche molto importante, ma non può essere l’unica cosa che un padre sa dirle di bello. È indispensabile che le dica molte cose belle su di lei: su ciò che sa fare, sulla sua forza, sulla sua determinazione.

8) “Lo faccio io per te”

A volte i padri molto affettuosi si prodigano nel fare al posto delle proprie bambine. A volte fare le cose al posto loro ci fa sentire più tranquilli, ci fa anche sentire dei bravi genitori, e sembra che alle nostre figlie piaccia molto. Ma non sviluppa il loro senso di responsabilità e la loro autonomia. Nella vita avranno bisogno di sapersela cavare da sole, senza sconti e senza andare in panico quando non c’è qualcuno disposto a risparmiare loro la fatica.

9) “Attenta, i maschi pensano soltanto a una cosa”

Da papà, sarai tentato di “difendere” la tua bambina insegnandole a non fidarsi degli altri ragazzi. Eppure questo rappresenta una contraddizione in termini. Ogni papà è il primo uomo di ogni bambina, il suo punto di riferimento, quello a cui dire “guardami papà!”quando è piccola. Tutto ciò che le insegnerai avrà un gran peso sulla sua futura sessualità e sulla sua autostima.

10) “È una cosa da femmine”

Non a caso questo ultimo punto si ricollega al primo.

Tradizionalmente i papà sono stati portati a pensare che l’educazione di una figlia femmina sia appannaggio del ramo femminile della famiglia, ma oggi stiamo assistendo ad un’inversione di prospettiva. Il ruolo di un padre non è di secondo piano nella crescita di una figlia, ma integra in modo necessario quello della madre. La prova è nel cambiamento del rapporto che c’è tra padri e figlie, sempre più vicino e complice, e ben lontano dal designare il padre come “l’altro genitore”.

Essere padre oggi richiede coraggio e audacia nel definirsi senza tanti modelli preesistenti, ma è anche una splendida sfida che ha come premio una relazione unica nel suo genere.