Sono trascorsi due anni dall’inizio di questa terribile pandemia e molto si è scritto e dibattuto sulla sofferenza delle famiglie, degli anziani, dei giovani e, soprattutto, dei bambini.

Per quanto concerne i genitori, si è parlato soprattutto della fatica nel far quadrare le nuove necessità fatte di smart working, quarantene, DAD. Ma poco si è detto del dolore e della preoccupazione che provano nei confronti dei propri figli, costretti a continue privazioni e rinunce. È proprio su questo aspetto che la nostra psicologa e psicoterapeuta incentra la sua riflessione.

Il dolore silenzioso dei genitori nel post pandemia

Cute little preschool boy with big bump on his head from falling, hugging his mom at home and eating lollipop

Quando nasce un bambino la mamma e il papà sperano di potergli garantire una casa accogliente, un’atmosfera serena, una crescita priva di ansie e preoccupazioni, esperienze costruttive, una socializzazione sana, momenti di svago, un valido percorso scolastico, opportunità per esprimere le sue potenzialità.

L’arrivo della pandemia, con ciò che ha comportato in termini relazionali sociali, esperienziali e formativi, di fatto ha tolto ai genitori la possibilità di adoperarsi per i figli, lasciando loro addosso un frustrante senso di impotenza.

Così, oltre alla fatica logistica e organizzativa (smart working, DAD, quarantena preventiva, tampone di rientro, ore di fila in farmacia, giorni di ferie chiesti con imbarazzo al lavoro ecc…) pesano su di loro tristezza e preoccupazione.

Quella preoccupazione che ormai tutti custodiamo nel cuore quando pensiamo alla vita povera di esperienze e relazioni e alle rinunce che i nostri figli grandi e piccoli stanno facendo e a ciò che di diverso sognavamo per loro.

Pensiamo, ad esempio, a quei genitori che hanno deciso di non mandare al nido i più piccoli per non esporli al contagio; a quelli che hanno preso la drastica decisione di ritirare i più grandi dalla scuola o da altre attività per proteggere la salute dei più piccoli; o ancora a quelli che “corrono il rischio” ma con ansia e paura.

I genitori dei bimbi che hanno iniziato la scuola primaria in piena pandemia hanno visto i propri figli varcare per la prima volta le porte di un ambiente nuovo senza poterli accompagnare stringendogli la mano.

I genitori dei più grandi si affannano ogni giorno per aiutare figli con lacune formative insanabili conseguenza di lockdown, DAD e quarantene.

Le mamme e i papà degli adolescenti leggono con profonda angoscia l’esistenza priva di relazioni ed esperienze che i propri figli stanno sperimentando. Che adulti saranno questi ragazzi che proprio quando avrebbero dovuto spiccare il volo e assaporare la vita sono stati chiusi in casa davanti ad uno schermo?

Sebbene tutti i genitori del mondo stiano provando queste emozioni, è stato offerto loro poco o nulla per orientarsi con maggior efficacia nel rapporto con i figli. Questo ruolo, per cui già prima non si avevano istruzioni certe e infallibili, attualmente è ancora più arduo poiché va adattato ad una quotidianità imprevedibile e a bambini/ragazzi disorientati.

Come affrontare le nuove sfide del ruolo genitoriale emerse con la pandemia?

1) Accettare il senso di impotenza e frustrazione

Forse bisognerà arrendersi a quel senso di impotenza, che purtroppo è inevitabile: una mamma non può sostituirsi a un’amica, un pomeriggio in famiglia non equivale ad una gita con gli amici. È un dato di fatto e non è giusto incolparsi o affaccendarsi nel vano tentativo di colmare mancanze come queste.

2) Prendersi cura della propria sofferenza

È giusto riconoscere la propria sofferenza e fatica e prendersene cura, tanto quanto ci si prende cura dei figli. Oggi più di ieri i genitori hanno bisogno di spazi propri in cui ricaricare le energie fisiche e mentali (una passeggiata, un caffè all’aperto…).

3) Condividere le preoccupazioni

Condividere le proprie preoccupazioni è importante; non significherà risolverle ma senz’altro permetterà di sentirsi meno soli e turbati.

4) Prendere in considerazione gli aspetti “positivi”

Va anche considerato che non tutto il male viene per nuocere: quanti nonni insegnano che vivere in tempo di guerra e/o forti ristrettezze li ha resi più forti e volitivi! Ce lo insegnano anche i ragazzi stessi che raccontano di come abbiano compreso il valore della scuola e dello studio solo quando sono venuti meno.

E infine, ricordare che nulla dura per sempre, anche le rinunce imposte e/o autoimposte avranno un termine. I genitori torneranno alla normalità: più stanchi ma più forti di prima e saranno stati ancora una volta spalle preziose e modelli di comportamento positivi per i propri figli.