Nell’adolescenza è molto importante che al modello genitoriale si possano affiancare delle figure di riferimento con cui instaurare un rapporto di mentoring, basato su una relazione che funga da guida nello sviluppo di competenze o da facilitatore del cambiamento.

Ciascuno di noi può raccontare almeno una storia in cui i ragazzi hanno beneficiato di una relazione con un adulto: quelle persone “indimenticabili” anche a distanza di anni, un insegnante, un allenatore, un prete, qualcuno che si sia rivelato un elemento di sostegno in una fase della crescita del ragazzo.

Avere un adulto che faccia da punto di riferimento è molto importante per i giovani, soprattutto nell’adolescenza. Ci sono molti studi che testimoniano che non solo facilita una crescita sana, ma produce una riduzione dei comportamenti a rischio (come ad esempio il bullismo) e promuove la positività.

Il motivo è semplice: essere sostenuti nella propria crescita accresce l’autostima, riduce i problemi di comportamento e dà maggiori probabilità di scegliere responsabilmente.

A volte mi viene chiesto come è possibile crescere dei ragazzi “a modo” nella complessità della nostra società. Sicuramente non è un percorso semplice, ma il modo più efficace è assicurarci che i nostri figli abbiano senso critico.

Pare che un rapporto di fiducia con una persona che faccia da mentore, da consigliere, dia ai ragazzi la possibilità di essere meno soggetti all’influenza dei cattivi comportamenti dei coetanei.

Sembra facile: basta trovare un mentore per i nostri ragazzi, ed il gioco è fatto. Ma non è così.
L’efficacia di questo rapporto si manifesta solo quando la relazione è spontanea, ed è il ragazzo a scegliere la persona di cui avere fiducia.

Esistono diverse possibilità che i ragazzi trovino al di fuori della cerchia familiare un rapporto che sia in qualche modo “paterno” (o “materno”), che corrisponde quasi ad un bisogno connaturato alla crescita (quello di avere una guida che sia diversa dai genitori, ma che ne ricalchi in qualche modo le caratteristiche).

Questo non è un discorso a sfavore del sostegno genitoriale. Come molti di noi sanno, ovviamente, il rapporto genitori-figli è piuttosto complesso nell’adolescenza, dal momento che -come si dice- è necessario separarsi per appartenersi veramente.

Questo è il “movimento” che un ragazzo compie nella sua crescita, muoversi a volte in modo drastico verso la propria identità, la propria autonomia, per riscoprire la propria unicità e nel contempo le proprie radici familiari.

I ragazzi che hanno l’opportunità di sviluppare una relazione di questo genere (con un mentore) hanno una maggiore crescita interpersonale, sono emotivamente più sicuri e hanno una maggiore capacità di problem solving.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: cashabanga.com