“Scusi, signora, perchè non ha figli?”. Questo il titolo di un articolo che, come penso parecchie di voi, ho di recente letto su Vanity Fair, titolo che ha centrato in pieno un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che voglio condividere con voi. L’articolo fa riferimento al libro “Coraggio della scelta. Riflessioni sulla maternità” della psicoterapeuta francese Isabelle Tilmant.

Non è mio interesse entrare nel merito del contenuto di questo testo, anche se le argomentazioni in merito alla sostanziale differenza fra le donne che subiscono e soffrono la mancanza di un figlio e quelle che invece scelgono consapevolmente di non averne offre parecchi spunti di riflessione e forse può spingere noi “potenziali” mamme a raggiungere una maggiore consapevolezza sulle nostre scelte in merito di maternità.

Quello che mi ha colpito è proprio la domanda che costituisce il titolo: da quando una donna si sposa – o comunque ha in atto una relazione duratura – domande di questo tono sono sempre frequenti, e la loro frequenza aumenta con l’aumentare del periodo trascorso senza maternità.

Mi hanno sempre infastidito molto, tanto quanto quelle che mi hanno rivolto e tuttora mi rivolgono amici o semplici conoscenti per sapere quando darò la compagnia di un fratellino o di una sorellina a mio figlio.

Domande spesso rivolte con innocenza ma che non tengono affatto in conto di “invadere” l’intimità di una persona. Ho la fortuna di non aver avuto problemi a concepire Emanuele e penso non ne avrei ora, se desiderassi un altro figlio. Ma so di tante donne a cui la maternità, per vari motivi, è stata negata.

so quindi di quanta sofferenza si celi di fronte a tali domande, quanta frustrazione provochi il tentare di rispondere a domande stereotipate, che nella maggior parte dei casi riflettono esclusivamente il modello e il ruolo di madre che la società vuol fare passare (ad esempio, il mito della coppia di figli maschio e femmina) ma che non contemplano i reali bisogni e stati d’animo di una donna.