Pian piano stiamo imparando a conoscerci.

Il bimbo riconosce chi si relaziona con lui, chi gli parla, riconosce dall’odore (i neonati hanno un olfatto sviluppatissimo), dal differente modo di prenderlo  in braccio.

In questi primi giorni di vita ha già incontrato moltissime persone: tanti parenti e amici sono venuti all’ospedale e a casa per conoscerlo.
Manifesta, a seconda del caso, interesse, disagio, fame, voglia di coccole. Cerca sempre il contatto fisico, il calore del corpo, adora addormentarsi in braccio, rannicchiato.

Talvolta spalanca gli occhi e segue con lo sguardo i movimenti della persona che si trova di fronte, come se stesse comprendendo tutto quello che gli viene detto.
Talvolta accenna ad un sorriso, assolutamente involontario, ma che comunque apre il cuore.
Talvolta piange, e quando piange si spezza il cuore… a volte pochi singhiozzi, a volte un pianto inconsolabile, struggente, apparentemente senza motivo, in ogni caso non sempre è facilmente decifrabile.

Mi è ricapitato tra le mani questo scritto, che contiene la chiave:

“Il Pianto” – Autore sconosciuto

Piango finché mi pare e piango più che posso. Piango perché non so parlare.
Piango per solidarietà con i miei amici. Piango come piangono i bambini di tutto il mondo.
Piango così alla fine qualcuno verrà. Piango perché non so cosa fare.
Piango perché sono stufo di guardare il soffitto bianco. Piango perché ho fatto la cacca.
Piango perché ho caldo. Perché ho freddo. Perché sto bene ma non voglio darvi soddisfazione.
Piango non so perché: ditemelo voi se lo sapete, oppure chiedetelo al pediatra che lui ha studiato.
Piango perché per ora è la cosa che so fare meglio. Piango perché così creo un gran putiferio.
Piango perché anche voi alla mia età piangevate.
Non ricordo più perché ho iniziato a piangere ma prima un motivo sono sicuro che c’era.
Piango perché ho fame e non arrivo ancora alla maniglia del frigo.
Piango perché ho mangiato troppo e ho l’aria nella pancia.
Piangere non fa male, non si muore di pianto, anzi se non piangessi morirei.
Quando piango sono sicuro che vi ricordate di me e state male per me.
In realtà non piango mai per niente: quando piango è perché voglio qualcosa
e alla mia età i desideri e i bisogni corrispondono sempre.
Perciò non preoccupatevi troppo
e sforzatevi invece di capire di cosa ho bisogno
così ci mettiamo tutti calmi e tranquilli.

… e tra poco ricomincio