Nel precedente articolo sulle favole, abbiamo accennato ad un dubbio ricorrente per le mamme: le favole, con i loro personaggi “cattivi”, non turberanno i più piccoli? Abbiamo fatto riferimento alla differenza che c’è tra un bimbo e l’altro, e parliamo oggi della sensibilità che ogni mamma ha riguardo ai vissuti del suo bambino.Il passo fondamentale, per rispondere a domande di questo tipo, quando ci chiediamo come proteggere i nostri bambini dai vissuti più intensi, sia l’osservazione: se è vero che certe emozioni fanno parte della vita, e che non è possibile farli crescere “sotto una campana di vetro”, è anche vero che c’è un tempo adeguato per ogni cosa. Questo lo ritroviamo davanti alla narrazione.

Credo sia doveroso ribadire che quando parliamo di favole non includiamo le storie in tv: c’è una grande differenza tra una storia narrata da una persona significativa e quella vista sullo schermo, da soli o meno. L’elaborazione delle parole è diversa, dal punto di vista psichico, da quella delle immagini, e il racconto lascia spazio all’elaborazione e all’immaginazione, che sarà diversa da quella univoca proposta dalla televisione.

La mamma che legge la storia (è questo il cuore del nostro articolo), può inoltre modulare la sua voce ed il contenuto attraverso la relazione empatica col bambino: saprà istintivamente capire quando dare più o meno enfasi, quando omettere una sfumatura, quando edulcorare un aspetto o renderlo più innocuo attraverso l’ironia.

Questi elementi, soprattutto per i bambini molto piccoli, sono protettivi ma non nel senso di privarli della storia o della conoscenza di determinati “fatti della vita”: esiste una gradualità, in questo, che si adegua alla crescita, e che ha degli effetti positivi sulla psiche dei bambini proprio per il fatto che non li tiene all’oscuro dall’esistenza di alcune cose spiacevoli (le favole, in fondo, sono metafora della vita), ma li avvicina attraverso un messaggio di speranza riguardo alla loro risoluzione (il lieto fine), mostrando che è necessario darsi da fare per trovare delle soluzioni.

Nessuno più di voi stessi saprà rispondere alla domanda sul fatto che vostro figlio sia pronto o meno a qualcosa, purché lo abbiate davvero osservato, in tutti i suoi linguaggi, verbale e non verbale. Non sottovalutate dunque il grande potere che avete nell”esserci quando fate qualcosa insieme ai vostri bambini.

Il mio invito è sempre quello di leggere le storie ai bambini, sempre, in particolar modo quando il ritmo quotidiano si allenta e ci permette di dedicare loro più tempo. Anche la visione di un lungometraggio, dopo aver imparato bene la storia attraverso la voce dei genitori, avrà un effetto molto diverso.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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