La stanchezza porta spesso ad arrabbiarsi, e questi vissuti spingono molti genitori a comunicare in modo errato nella speranza di ottenere obbedienza dai propri figli.

Una delle cose che mi capita, con una bimba molto piccola, è riuscire a farle comprendere che anche gli altri hanno delle esigenze.
L’empatia è un costrutto che si sviluppa lentamente nel tempo, e man mano che i bimbi crescono diventano in grado di comprendere i bisogni degli altri.

Per questa ragione, se avete bambini molto piccoli non serve a molto cercare di spiegare razionalmente quali sono le vostre necessità. Provare a dire loro che siete stanchi di lavorare per tutta la famiglia, e che chiedete collaborazione, non otterrà gli effetti che voi desiderate, e non di certo perché vostro figlio è insensibile o senza cuore.

I bambini sono spesso centrati su loro stessi e sul momento presente, ed è semplicemente per questo che non riescono ad allargare, in alcuni casi, il loro raggio di osservazione.

A livello comunicativo, quindi, sottolineare che il loro comportamento vi sembra “egoista” creerà semplicemente energia negativa.

Lo so, sembra strano da immaginare, detto così: eppure tante volte, presi dallo stress o dalla stanchezza, i genitori sbottano in atteggiamenti di questo tipo, che suonano colpevolizzanti per i figli.

I bambini interiorizzano le etichette che noi gli affibbiamo: l’umiliazione e la vergogna non sono dei sistemi educativi positivi, ma basta poco per spostare l’accento su quello che vogliamo. Il comportamento è sbagliato, il bambino non è mai sbagliato.

La maggior parte dei genitori sono così stressati o impegnati da dimenticare di prendersi cura di se stessi, e questo può portare al risentimento quando i bambini (come tutti i bambini!) non sono collaborativi.
Che si tratti di andare a scuola in fretta al mattino, o di non voler riordinare la propria camera, difficilmente i figli sanno mettersi nei vostri panni.

In questi casi è importante fare perno non tanto su di loro, ma su di voi: comunicando i vostri sentimenti senza rabbia e senza incolpare loro.
Esprimere ciò che vi fa stare male da al bambino l’opportunità di riprovare, di comportarsi diversamente, di provare a farvi felici.

Molti genitori riconoscono di non aver comunicato in modo opportuno, a fine giornata, e spesso condividono sensi di colpa per gli scatti d’ira o per aver utilizzato parole inopportune coni bambini.

Non credo sia possibile essere immuni da questi errori: sono comuni, capitano a tutti, fanno parte della nostra “umanità”. Credo, tuttavia, sia più importante il nostro livello di consapevolezza, la conoscenza che abbiamo di noi stessi e del nostro livello di stanchezza e di stress.

Respirare profondamente è qualcosa che aiuta molto: non c’è nulla di strano, o di sbagliato, nel fare un momento di “fermi tutti”.
Come se si potesse premere il tasto “pausa”, contante lentamente dentro di voi per i secondi necessari a non dire cià di cui potreste pentirvi: la rabbia non ha mai aiutato nessuno.

Lasciate quindi che si dissipi, parlate prima con voi stessi, anche ad alta voce se necessario, e provate a dire quello che veramente state provando.

Non lasciate che la rabbia porti fuori strada la comunicazione tra voi e il vostro bambino.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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