In riferimento al precedente articolo, in cui abbiamo sottolineato i benefici di un rapporto di mentoring per un ragazzo, parliamo oggi di questo argomento, dal punto di vista dell’adulto.

Se hai intuito che il tuo rapporto con i ragazzi è funzionale alla crescita questi sono alcuni spunti di riflessione per te.

Essere di supporto.
Il ruolo più importante di un mentore è sostenere ed incoraggiare i giovani. Capita spesso che gli adolescenti si sentano giù, che abbiamo problemi con i loro genitori, che abbiano ostacoli da superare e si sentano infelici nella loro situazione di vita.

L’atteggiamento più corretto è quello empatico, che consiste nel mettersi nei loro panni, pur mantenendo un parametro di giudizio adulto. Questo consentirà loro di aprirsi e parlare di quello che desiderano.

Ascolto attivo.
Questa tecnica consiste nell’ascoltare prima, e parlare per ultimo. Molti adolescenti parlano poco, o si sentono poco ascoltati dagli adulti, è quindi importante lasciare loro spazio.

Spesso, anche se non lo dimostrano, si sentono insicuri o inferiori (agli altri o alle aspettative) anche quando sono in gamba. Per un adolescente è importante non dimenticare mai il proprio valore innato.

“Pressare” quanto basta

Molti genitori potranno testimoniare che i ragazzi, se messi sotto stress e costretti ad uscire dalla loro “zona di comfort”, rispondono con resistenza, in particolare all’interno dei rapporti familiari.

Ma è anche vero che i genitori hanno spesso aspettative molto alte sui loro figli, e questo influisce sulla loro relazione. Un mentore, al contrario, si muove un un “campo neutro”, più libero dai conflitti, e può permettersi di spingere il ragazzo un po’ al di là di quel che egli immagina di poter fare.

Anche se questo è esattamente quello che ogni genitore tenta di fare con il proprio figlio.

Avere un interesse autentico verso il ragazzo
Gli adolescenti percepiscono la differenza tra gli adulti che sono autenticamente interessati a loro come individui e quelli che lo fanno solo per rispettare un ruolo.

Coinvolgere i ragazzi significa riuscire a considerare tutti gli aspetti della loro vita e i loro interessi, dare valore alle idee dei giovani (anche se talvolta possono sembrare bizzarre) e rispettare la mutevolezza dei loro sentimenti e stati d’animo.

Favorire i processi auto-decisionali
A volte si crede che i ragazzi abbiano bisogno di consigli, quando invece è molto più istruttivo per loro trovare da soli le soluzioni migliori.
Non è facile agevolare questo processo, ci tenta molto di più fornire il consiglio preconfezionato, ma in realtà imporre le proprie convinzioni sui ragazzi ottiene esattamente l’effetto contrario.

La cosa più difficile è attuare una sospensione del giudizio sui ragazzi e ricordare chi si ha davanti: questo permetterà di aiutare i ragazzi a conoscersi, capire chi sono e ad avere fiducia nella propria capacità di fare buone scelte.

Questo equivale a fornire loro una chiave che aprirà molte porte anche in futuro, anche quando dovranno cavarsela da soli, piuttosto che sviluppare una sorta di “dipendenza” dal consiglio altrui.

In pratica, sviluppando il loro senso critico diventeranno adulti capaci di prendere buone decisioni e di attingere ai propri valori.

Fornire una prospettiva
Quanto detto sopra si riassume nella possibilità di fornire ai ragazzi una prospettiva sulle cose, dettata magari dalla nostra maggiore esperienza di vita, ma nella consapevolezza che quella è solo la nostra prospettiva, il nostro personale punto di vista.

I consigli degli adulti arrivano ai giovani spesso come “verità assolute” difficili da accettare.
Nello stesso tempo, quando gli ostacoli sembrano insuperabili (e questo ai ragazzi accade spesso) è importante aiutarli a guardare queste sfide in prospettiva, mostrando loro entrambi i “lati della medaglia” in ogni situazione, e sostenendo il pensiero positivo.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: joysilha-writer.com