Uno studio americano e una ricerca finlandese rivelano che le donne magre guadagnano di più rispetto a quelle normali o sovrappeso. Secondo il primo, le donne molto magre guadagnano circa 22 mila dollari (circa 15 mila euro) in più rispetto alle normopeso. Il peso influisce fortemente sul reddito femminile, ma è pressoché irrilevante nel caso del reddito maschile.

Secondo la ricerca finlandese le donne obese con un elevato livello di istruzione guadagnano circa il 30% in meno, mentre gli uomini obesi non subiscono alcuna discriminazione nel reddito rispetto agli altri. Si tratterebbe quindi non solo di gender wage gap, ma anche di gender and weight wage gap.

In Italia, paese dell’Ue dove il tasso di disoccupazione femminile è tra i più alti, secondo solo a quello di Malta,  la difficoltà a trovare un lavoro fa passare in secondo piano la discriminazione legata al peso.

Daniela Fedi e Lucia Serlenga, giornaliste di moda, hanno pubblicato recentemente il libro “Curvy” (ed. Mondadori) dove spiegano che non si dovrebbe più parlare di dittatura della magrezza, ma nemmeno di quella nuova della grassezza, bensì bisognerebbe provare a prendere una strada diversa, in nome della salute. Così una naturale tendenza a ingrassare, ereditata come gli occhi azzurri o i capelli castani, può essere accettata, con un pizzico di ironia e una sana attività fisica, da ogni donna, senza ansie e senza rovinarsi la vita cercando di combattere contro il proprio dna. Sperando sempre che qualche chilo in più non ostacoli nella ricerca di un posto di lavoro.