Per stanchezza, debolezza, o per altre ragioni, il litigio capita anche tra genitori e figli. Se pur “umano”, in realtà, il litigio è qualcosa che andrebbe evitato. Ma a volte capita di perdere la pazienza: che fare?

Succede a volte, alla fine di una giornata “no”, di ritrovarsi a riflettere su quella lite con nostro figlio che avremmo potuto evitare, quella risposta che non avremmo dovuto dare, quel gesto che ci ha fatto sentire “delle brutte persone”.

L’ira non è mai un buon esempio: per quanto sia utile a scaricare la tensione, esistono altri modi (più civili ed assertivi) per esprimere dolore, rabbia o disaccordo. Questo dovrebbe essere un obiettivo del nostro metodo educativo, se non vogliamo che prima o poi la rabbia cui cediamo “ci si ritorca contro“.

I bambini, infatti, imparano quel che vivono: imitano quel che vedono fare ai genitori ed alle persone per loro significative. Al di là di discorsi “colpevolizzanti” e poco costruttivi (non è importante, alla fine, se abbiamo ragione o meno ma come scegliamo di comportarci), basta riflettere un po’ per risolvere la situazione nel migliore dei modi.

Chiedere scusa è difficile: quando i bambini sbagliano ci aspettiamo che siano in grado di farlo, ma siamo in grado noi per primi di fare un passo indietro e di mettere da parte il nostro orgoglio?

I modelli genitoriali del passato non prevedevano questa opzione: il genitore aveva sempre ragione, e difficilmente poteva ammettere di aver commesso un errore.

La genitorialità più consapevole dei nostri tempi, al contrario, ci porta a considerare quanto sia importante fermarsi a riflettere sul proprio comportamento: non siamo infallibili, e chiedere scusa per un tono di voce eccessivo, per una parola che non avremmo voluto dire, piuttosto che mostrare la nostra debolezza, ci dona forza agli occhi dei nostri figli (come di chiunque altro).

I figli a volte hanno bisogno di sentirci dire che siamo dispiaciuti: anche se non è semplice nel momento di maggiore nervosismo, è possibile attendere di essere più tranquilli, riflettere un pò su quel che è accaduto e sulle alternative che avremmo potuto utilizzare.

Non servono tante parole: ciascun genitore sa bene quando è pentito di qualcosa ed esistono tanti modi per esprimere il proprio rammarico. L’unico presupposto è essere convinti, e quindi risultare credibili: sappiamo bene, infatti, che chiedere scusa senza convinzione, o troppo spesso e facilmente, contribuisce solo a far perdere all’altro la fiducia in noi.

La rabbia passa: anche quando siamo convinti di avere tutte le ragioni, alla fine ci resta solo l’amaro in bocca. Dire “ho sbagliato“, invece, non solo è importante riguardo al contenuto (spiega l’errore) ma soprattutto rispetto al gesto. Offrisi la possibilità di agire in modo diverso, di vagliare delle alternative, non può che aiutarci a crescere come persone.

Proviamo ad essere pazienti, anche con noi stessi: essere un genitore è un mestiere difficile, ma ammettere i propri errori o le proprie stanchezze equivale ad un grande gesto di maturità.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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