Può capitare che il comportamento dei nostri bambini sia provocatorio nei nostri confronti, e sfidi palesemente le regole che gli adulti hanno impartito. Per questo motivo, sembra che per alcuni non ci sia minaccia, rimprovero, punizione in grado di farli smettere di dire parolacce o di fare “il diavolo a quattro”.

In realtà, se si domanda ad un bambino di fermarsi e ci si arrabbia con lui per il fatto che dice parolacce, si agita molto, o viene alle mani, non siamo sulla strada giusta. Lo so: sembra che a volte non ci sia modo di interrompere il circolo vizioso, e che la nostra rabbia sia l’unica soluzione. Ma lo è davvero? Teniamo conto che in realtà, col suo comportamento, ci sta chiedendo aiuto: è impaurito, non sa che fare o come reagire, ha bisogno della nostra attenzione.

Quando un bambino ci mette alla prova, non vuole “distruggerci”: al contrario, vuole misurare la nostra capacità di “contenerlo” e rassicurarlo. Che lo faccia con queste modalità estreme dipende da tanti fattori, dai quali non è escluso l’incipit che noi sappiamo dare ad un certo tipo di interazione con lui.

Quel che succede è che arrabbiandoci e manifestando la “nostra” aggressività possiamo anche “bloccarlo” per paura del nostro comportamento, ma alla lunga la sua rabbia e i suoi bisogni torneranno, in una combinazione indissolubile e negativa. Fare ulteriore esperienza della nostra durezza, infatti, rende ancora più probabile che il bambino cadrà ancora in questo comportamento.

Andare verso un bambino arrabbiato con severità alimenta soltanto la sua rabbia sottesa. Non è il modo migliore per relazionarsi a lui, anche se le passate generazioni di genitori hanno dato questo tipo di risposta.

Nel caso del linguaggio scurrile, ad esempio, il risultato sarà semplicemente che il bambino continuerà ad usare le parolacce nel silenzio nella sua mente, le conserverà insieme alla rabbia, e tutto riemergerà in un secondo momento, dopo che qualcosa è degenerato.

Tutti abbiamo avuto questa esperienza: la punizione favorisce una sensazione amara che sembra dire a ciascuno di noi “Vai avanti. Sotterra tutto. Gliela farai pagare più tardi, in un secondo momento”.

D’altra parte, usare il ragionamento con un bambino che sta usando parolacce o si sta comportando molto male non è efficace. Per quale motivo?
Ragionare con lui è possibile, a volte, per distrarlo un po’, ma anche se sembra avere un effetto momentaneo, non affronta la tensione emotiva che sta covando, la tensione che pone le basi per il comportamento arrabbiato. Questa è la vera causa dei suoi problemi, ed è questa tensione che deve essere affrontata.

Sicuramente non intendo dire che il comportamento verbale aggressivo non vada controllato né, come spesso si sente dire, che vada ignorato. È spaventoso per i bambini che la loro rabbia, il loro comportamento, restino inascoltati, e li assumeranno così sempre più spesso. E’ questo il vero motivo per cui  alcune situazioni sembrano interminabili, e i bambini sembrano non ascoltare né con le buone (il ragionamento) né con le cattive (le punizioni e le minacce).
E’ necessario quindi trovare una risposta che rispetti i sentimenti del bambino, ma sicuramente freni la sua aggressività. 

E voi? Avete mai provato a vederla sotto questa luce? Ne discuteremo ancora nel prossimo articolo.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: bokra.net