L’estate e la sua spensieratezza vanno via, lasciando il posto alla scuola. La campanella è ormai suonata per tutti, grandi e piccini. Ecco un piccolo “bilancio emotivo” dei nostri primi giorni sui banchi di scuola.

Mia figlia ha appena terminato le prime settimane nella nuova scuola, la scuola primaria. Guardandomi intorno, tra amici e conoscenti, ho scoperto tante persone che come me condividono l’emozione di questo momento.

A guardarlo da lontano, l’ingresso alla primaria non sembrava così “particolare”, eppure mamme e bambini lo vivono come un momento intenso e importante.

In questi giorni mi sono interrogata sul perché.

Primo giorno di scuola: perché è importante

  • È un momento di passaggio

Come ogni passaggio tra una fase e l’altra, ha i suoi riti, la necessità di abituarsi alle nuove abitudini, il senso di smarrimento davanti al nuovo.

Qualcuno, come noi, cambia istituto, altri si spostano di poco, ma resta comunque una novità che – ho scoperto – rende i nostri piccoli un po’ in ansia ed emozionati.

Alcuni piangono al primo giorno di scuola “come se fossero ancora alla scuola materna”: espressione impropria, dal mio punto di vista, perché si tratta di lacrime nuove, esperienze diverse, nuove paure.

Da piccoli vogliono solo restare in contatto con le persone che amano. A sei anni, età di ingresso alla primaria, la consapevolezza di sé e degli altri non è la stessa di prima, e nella mente di un bambino si susseguono tanti dubbi ben formulati: ce la farò? Sarò all’altezza? Cosa mi chiederanno? Mi piacerà la nuova maestra? Che compagni avrò?

Da tutto questo consegue che il desiderio di ancorarsi al braccio di mamma è papà è la ricerca di un riferimento che permetta di fare da punto di partenza per questa nuova esplorazione di sé e degli altri.

  • C’è un nuovo mondo, con delle nuove regole.

Qualcuno ne parla in questi termini: “poveri bimbi, dovranno fare i conti con le regole”. Sembra che al di fuori della scuola dell’infanzia le regole siano più importanti, soprattutto quelle legate alla disciplina e all’ordine, al saper stare fermi e zitti.

Personalmente ho la sensazione che la scuola dell’infanzia non sia stata del tutto priva di questa esperienza, anzi, credo che mia figlia e i suoi compagni siano discretamente abituati ad obbedire alla maestra e a seguire lo svolgersi di una serie di attività strutturate. In altri termini, abbiamo delle buone basi.

Da mamma, mi si stringe un po’ il cuore quando in questi primi giorni colgo la delusione nelle parole di mia figlia che mi chiede perché non escono a giocare fuori pur avendo molti spazi all’aperto e un parco-giochi molto bello.

Eppure non me la sento di darle l’idea che “è finita l’era dei giochi”: sono convinta che il tipo di gioco cambierà, come cambierà l’organizzazione dell’orario quotidiano, ma non voglio che lei pensi che “lo studio” sia quel “mostro cattivo” che sostituirà “il gioco”. (Per mia fortuna, all’indomani della sua domanda la maestra li ha portati a giocare fuori!)

  • L’era dei “compiti”

Abbiamo cominciato a fare qualche compito, questa estate. E questo ci ha permesso di familiarizzare con il concetto che la maestra ha delle richieste e che l’esercizio ti permette di migliorare.

Le aspettative che noi adulti cominceremo ad avere su di loro, da questo punto di vista, saranno importantissime.
Pur essendo una professionista del settore, essere mamma non è per me più facile, e so che se da un lato desidero per mia figlia che sia brava, diligente, ordinata, dall’altro vorrei che fosse semplicemente se stessa.

Vorrei che la scuola primaria le insegnasse a credere in sé, e non solo a leggere, scrivere e far di conto.

Spero di riuscire a trasmetterle che mi fido a tal punto di lei da non aver bisogno di “desiderare” altro che non quello che lei sarà già.

Spero che capisca che sbagliare non è un problema, ché a scuola si va per imparare, ma che l’attenzione e l’impegno sono le regole d’oro del percorso scolastico.

Spero, spero tante cose, più di quante ne possa scrivere. Ma più di ogni altra cosa, in questi giorni, spero che lei sia felice. Perché la conoscenza, senza la serenità e la felicità, vale a ben poco.

E voi? Come avete vissuto i vostri primi giorni di scuola?