Cambiare il nostro pensiero può cambiare la nostra giornata? Oggi esco fuori dai miei soliti schemi e vi racconto una mia esperienza.

Di corsa” e “stressato” sono due parole con cui abbiamo imparato ad avere molta familiarità. Le diciamo, le sentiamo, ci appartengono. E più corriamo, inseguendo la convinzione che essere veloci ci permetta di raggiungere qualcosa più in fretta, più ci affatichiamo.

Un vecchio detto recita “la gioia di vivere è una disposizione della mente”. L’approccio che abbiamo verso la nostra vita, le nostre cose, la nostra quotidianità, ci infonde un umore piuttosto che un altro.

La mia esperienza

Per me che sono mamma, come per molte mamme, uscire da casa al mattino è un compito oneroso: ho una bimba relativamente piccola, quindi devo svegliarla, aiutarla a prepararsi, organizzare le cose della giornata, portarla a scuola in orario, affrontare il traffico, per poi cominciare la giornata di lavoro, e così via.

Per molto tempo, ho vissuto letteralmente schiacciata dallo stress di queste incombenze. Ero nervosa, arrabbiata, stanca, avvilita.
So che molti di voi, come me, lo sono.

Correvo, sia fisicamente che con l’auto, nella convinzione che quella velocità e quell’affanno potessero realmente farmi guadagnare del tempo ed evitare il ritardo.

Ad un certo punto ho fatto un prova: ho cambiato atteggiamento, ed ho misurato il tempo. Non l’ho fatto tutto in una volta, è stato un cambiamento graduale. Mi sono accorta che l’umore con cui affrontavo le cose, anche i piccoli gesti quotidiani, cambiava le cose stesse.

Smettendo di correre, ho cominciato ad essere più veloce

Mia figlia, svegliata da una mamma calma (non flemmatica, semplicemente di buonumore) e non stressata, si alzava più velocemente dal letto e cominciava a fare da sola molte cose che prima ero costretta a fare io per lei.

Le mie sensazioni fisiche sgradevoli legate all’ansia di usare la macchina freneticamente sono scomparse, lasciandomi una guida più sicura e più accurata. Il tempo che impiego nel tragitto non è affatto aumentato, in compenso mi concedo di cantare, parlare con mia figlia, o semplicemente il silenzio per pensare a qualcosa di positivo.

I nostri tempi si sono ridotti di almeno 15 minuti (forse anche 20), col risultato che la piccola dorme anche di più (la sveglio più tardi) e fa le cose più in fretta.

Il pensiero consapevole

Mi chiedevo spesso quale fosse l’impressione che davo a tutte le persone incontrate nel percorso auto-scuola-classe-lavoro. Insegnanti, genitori, conoscenti, cosa pensavano di me spettinata, struccata, “stressata ed esaurita”?
E ancora, quanto potevano apprezzare il mio saluto veloce, appena accennato, privo di significato?

Ultimamente, stanca di inseguire la mia fretta ed il mio conseguente pessimo umore, mi concedo il tempo di dare significato alle parole che uso, e quando saluto dico Buon Giorno.

Quanto tempo in più può richiedere questo processo di pensiero consapevole? Frazioni di secondo. Forse meno. Ma apre una voragine di ricchezza dentro di me.

Anche prima dicevo buongiorno, ma non riflettevo mai sul senso di queste parole. Non era un augurio, era un dovere sociale.
Oggi saluto le persone sul mio cammino (sì, proprio come in uno spot pubblicitario!), e sono contenta di vederle ogni giorno (nel tragitto casa-scuola-lavoro per molti di noi è così, incontriamo tanta gente sconosciuta che finisce col fare parte del nostro piccolo-grande mondo) perché rappresentano le mie piacevoli abitudini.
Per questo auguro loro una buona giornata col sorriso.

Da quando faccio così, le mie giornate hanno una piega diversa.
C’è un’energia vitale in ognuno di noi, un’energia primaria che ci porta a “mordere la vita”, ad essere protagonisti del nostro movimento, non solo fisico ma anche relazionale.

Lo sforzo di guardare il mondo con occhi diversi non è facile, all’inizio, ma perché no? In fondo, mi sono detta, provare non costa nulla.
Siamo sempre in tempo a tornare quelli di sempre, affannati, arrabbiati, stressati.

Buon cammino!