Cosa puoi fare quando tuo figlio ti dice che ti odia? Cosa significa entrare in contatto con la sua rabbia e sostenerlo?

Ciò che mi meraviglia sempre del comportamento dei bambini è l’assoluta spontaneità con cui fanno le cose. Loro sono veri: anche nel momento di emozione più intensa riescono ad esprimere la loro intenzionalità con il corpo e con la mente.

I bambini possono fare cose molto creative per farci sapere che sono in difficoltà o che non sanno come andare avanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di quei momenti che noi genitori riconosciamo come “problemi da risolvere” (sintomi!) quando invece si tratta di “messaggi da tradurre”. Ma a volte dobbiamo solo prendere una cosa per quello che è.

Ti odio. Vai via. Lasciami stare. Sei la madre peggiore del mondo.

Se prendiamo queste frasi come una mancanza di rispetto siamo portati a rispondere in un modo che può solo peggiorare le cose. Ci arrabbiamo, rispondendo alla rabbia con la rabbia e innescando un circolo. Puniamo le parole mostrando che i sentimenti non meritano ascolto.

Ti odio: un modo per esprimere la rabbia

C’è un’età, generalmente tra i 4 e gli 8 anni, in cui i bambini non hanno la competenza per esprimere la rabbia in modo adulto. Se prima dei 4 anni può accadere che per mancanza di conoscenza linguistica usino le mani (l’aggressività fisica) per esprimere rabbia e risentimento (davvero non hanno le parole per dire quanto sono arrabbiati), dopo i 4 anni le parole esistono, ma non c’è ancora la competenza per comunicare le emozioni in un contesto relazionale. Ed ecco che le parole vengono usate in questo modo.

Prendi la cosa per quello che è. Cosa sta comunicando tuo figlio adesso?
Quando i bambini dicono cose del genere dobbiamo innanzitutto capire cosa stanno cercando di dirci.

Potrebbe essere molto difficile per loro accettare una nostra richiesta, svolgere un compito, o stanno cercando di esprimere come si sentono quando non riescono a far qualcosa.

“Ti odio”: sarà vero? No. Nessun genitore vuole sentirsi dire queste parole, nessuno vuole crescere un bambino maleducato.

Ma è importante pensare che tuo figlio non ti odia: ti ama.

Se esprime un sentimento forte come la rabbia nei tuoi confronti probabilmente sa che può permetterselo, nel senso che è molto sicuro del vostro legame e non teme che la rabbia possa distruggerlo. Esiste una forma più grande di amore?

Come reagire ad uno scatto di rabbia in 4 passi

  • Fermati un momento e tira un respiro profondo

Stare con la sua rabbia significa riuscire a contenerla: è per tuo figlio un gesto molto importante (non dimenticare che è un bambino piccolo e ha bisogno di te anche se è arrabbiato con te).

  • Scarica la tua tensione

Poggia bene i piedi a terra: questo potrebbe essere già abbastanza per scaricare la tua tensione (e la sua).

I bambini si pentono quasi subito di queste frasi forti, perché non sono quello che in realtà vogliono dire (mia figlia corre ad abbracciarmi in meno di due minuti!). Temi, con questo, che possano dire “ti odio” quando vogliono passandola liscia? In realtà i bambini usano queste frasi perché stanno sperimentando il comportamento che funziona e quello che non funziona. Ciò che un genitore deve fare è insegnare cosa NON funziona.

  • Non dire nulla, guardalo male e vai via

Tornerai da lui dopo qualche minuto, quando la rabbia più forte sarà calata (nello stesso momento non ci sarebbe una situazione propizia per comprendere il tuo discorso), e potrai dirgli “cosa sta succedendo? Questo non è un buon modo per parlare con me. Io non parlo con te in questo modo”.

E’ importante sottolineare che se non tratti tuo figlio con rispetto, lui non sarà rispettoso con te. Se il tuo problema è che cresca un ragazzo educato, comincia con il buon esempio, l’unico che funziona.

  • Cerca di capire la causa della sua  rabbia

Infine, è compito di ogni genitore capire cosa sta davvero succedendo: tieni gli occhi aperti e guarda se dietro le parole c’è altro, se c’è una decisione che può essere ripensata alla luce delle esigenze che tuo figlio sta comunicando, se c’è una risposta che può essere data come se tuo figlio avesse comunicato con te in modo gentile e “da adulto”. In fondo, concediglielo, sta imparando.