Il ciuccio è un surrogato del capezzolo materno o del pollice del bambino. Stimolando la suzione è in grado di produrre sensazioni gradevoli.
Parliamo oggi dell’importanza del bisogno come presupposto fondamentale nelle scelte della prima infanzia: il ciuccio o qualsiasi altro oggetto non è, di per sé, positivo o negativo, ma lo è nella misura in cui si manifesta una necessità.La capacità di lettura del comportamento dei neonati ed uno dei compiti più difficili per un genitore, soprattutto alle prime esperienze.
Intuito, empatia, capacità di osservazione, e soprattutto capacità di stare nel “qui ed ora” senza di pregiudizi, sono gli ingredienti fondamentali per una buona osservazione.

Generalmente un bimbo che ha bisogno di ciucciare o di nutrirsi lo manifesta.
A questo punto entrano in campo molti fattori: la disponibilità della madre, l’organizzazione familiare, le scelte educative (allattamento a richiesta, ad orario, etc.)

Offrire il ciuccio (o il seno) automaticamente, senza discriminare la sua effettiva necessità, è un errore in cui si cade facilmente, prima di imparare a conoscere il comportamento del proprio piccolo, o quando non ci si interroga sui significati di atteggiamenti abbastanza simili e difficili da distinguere.

La Leche League International (LLI) si è schierata a sfavore delle raccomandazioni dell’Accademia Americana di Pediatria (AAP) che suggerisce l’uso del ciuccio.
Le argomentazioni, ambo le parti, sono numerose.

La LLI sostiene che una minore stimolazione del seno riduca la produzione di latte a sfavore dell’allattamento naturale, la AAP si avvale di alcuni studi che dimostrerebbero una correlazione tra l’uso del ciuccio e la riduzione della Sindrome della morte in culla (Sids).

Questi due autorevoli ma antitetici schieramenti sono solo un esempio di come le motivazioni che guidano una scelta possano essere le più svariate, e possano perseguire logiche differenti ma valide.
Accanirsi nell’uno o nell’altro senso non serve, dal momento che le scelte sono sempre soggettive, e mai universalmente valide.

Indubbiamente l’allattamento è positivo, e tutti quei comportamenti che possono favorire l’attaccamento al seno devono essere sostenuti, ed è altrettanto vero che alcune madri possono aver bisogno dell’ausilio di una tettarella artificiale per calmare il proprio bambino, recuperare un momento di autonomia e riposo, e ristabilire la tranquillità.

Il mio suggerimento è quello di interrogarsi sempre su cosa sta accadendo sotto i propri occhi, piuttosto che fare appello a delle norme “generali”, non calate nella propria situazione personale.

dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: dolceattesa.rcs.it